Funivia: 3 fermi per la strage

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Qualche giorno fa c’è stata una terribile strage in cui sono morte 14 persone, tra cui due bambini, causata dal crollo della funivia del Mottarone. Inizialmente si pensava che fosse stato solo un incidente, un terribile incidente, sebbene qualche dubbio sui controlli e su come sia possibile che nel 2021 ancora crolli una funivia, ce lo eravamo posto. Ma oggi riceviamo la notizia in cui il freno sembrerebbe non essere stato attivato attivato volontariamente, e sono state fermate la scorsa notte tre persone.

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Fonte: Twitter

È caduta quando stava quasi in vetta, in un dei punti più alti. La funivia percorre un tragitto di 20 minuti, raggiunte i 1491 metri ed era stata chiusa nel 2014 per una revisione, per poi essere riaperta nel 2016. I lavori sono costati 4 milioni di euro (finanziati dalla Regione Piemonte, dal Comune di Stresa e dalla società che ha condotto la gestione) e sono stati condotti dalla ditta Leitner di Vipiteno.

Le persone sulla funivia erano 15, e di queste c’è solo un sopravvissuto, un bambino. Il direttore della chirurgia pediatrica dell’Ospedale Regina Margherita di Torino, Fabrizio Gennari, aveva comunicato di due bambini in «situazione critica». Purtroppo, il più grande dei due, un bimbo di 9 anni di nome Mattia Zorloni, è deceduto mentre si trovava in ospedale. L’altro bambino invece ha lottato fra la vita e la morte. Tra le altre vittime troviamo un altro bambino, di soli due anni.

Oggi su Ansa leggiamo che tre persone hanno “ammesso” di essere a conoscenza di quel guasto alla funivia, che il freno non fosse stato attivato volontariamente.

«C’erano malfunzionamenti»: verità sulla strage della funivia

«C’erano malfunzionamenti nella funivia, è stata chiamata la manutenzione, che non ha risolto il problema, o lo ha risolto solo in parte. Per evitare ulteriori interruzioni del servizio, hanno scelto di lasciare la ‘forchetta’, che impedisce al freno d’emergenza di entrare in funzione», ha detto il tenente colonnello Alberto Cicognani intervistato a Buongiorno Regione, su Rai Tre. «Il freno non è stato attivato volontariamente? Sì, sì, lo hanno ammesso».

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Fonte: Twitter

Qualche ora fa, all’alba, dopo essere stati interrogati per una notte intera, dopo tre giorni dalla morte delle 14 persone, tre persone sono state accusate per la loro morte. Sono Luigi Nerini, proprietario della società che gestisce l’impianto (Ferrovie Mottarone srl), il direttore e il capo operativo del servizio. A disporre il fermo è stato il procuratore della Repubblica di Verbania, Olimpia Bossi, che con il pm Laura Carrera coordina le indagini dei carabinieri, in seguito all’analisi della cabina precipitata e agli interrogatori.

Per i tre fermati, per cui la procura di Verbania chiederà la convalida del fermo e la misura cautelare, è stato raccolto «un quadro fortemente indiziario», afferma il procuratore Olimpia Bossi. L’analisi dei reperti ha permesso infatti alle indagini di essere sicuri che «la cabina precipitata presentava il sistema di emergenza dei freni manomessi», ovvero un “forchettone” che teneva distanti le ganasce dei freni che in realtà servono per bloccare il cavo portante in caso di rottura del cavo trainane.

Questo “forchettone” era presente in scena, e non era stato rimosso. Un «gesto materialmente consapevole» per «evitare disservizi e blocchi della funivia», che presentava «anomalie» da quando aveva ripreso il servizio da circa un mese (dopo lo stop avvenuto a causa della pandemia). «Era da più giorni che viaggiava in quel modo e aveva fatto diversi viaggi», ha detto il procuratore riguardo la funivia.

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Fonte: Twitter

Il 3 maggio erano stati «richiesti ed effettuati» degli interventi tecnici, tuttavia «non erano stati risolutivi e si è pensato di rimediare». Per questo «nella convinzione che mai si sarebbe potuto verificare una rottura del cavo, si è corso il rischio che ha purtroppo poi determinato l’esito fatale». Il magistrato parla anche di «uno sviluppo consequenziale, molto grave e inquietante, agli accertamenti svolti». Tuttavia, le indagini sul crollo della funivia non sono finite.

La procura di Verbania vuole «valutare eventuali posizioni di altre persone». Il procuratore afferma: «Si è tutto accelerato nel corso del pomeriggio e di questa notte. Nelle prossime ore cercheremo di verificare, con riscontri di carattere più specifico, quello che ci è stato riferito». Infine, conclude citando un «quadro fortemente indiziario» nei confronti dei fermati, delle persone che avevano «dal punto di vista giuridico ed economico, la possibilità di intervenire. Coloro che prendevano le decisioni», e che avrebbero potuto salvare la vita di 14 persone.

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