Emanuela Orlandi: si torna a parlare della 15enne scomparsa nel 1983

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L’Italia è quel paese dove bambini e ragazzine scompaiono e non vengono più trovati, e chi di competenza decide semplicemente di non cercarli più. Abbiamo più volte parlato del caso di Denise Pipitone, che proprio di recente ha avuto uno spiraglio di luce, tuttavia, nelle ultime ore ci sono delle novità persino sul caso di Emanuela Orlandi, scomparsa il 22 giugno 1983, quando aveva solo 15 anni. Il suo caso, tra l’altro, è molto complesso, poiché coinvolge lo Stato Vaticano, lo Stato Italiano, l’Istituto per le opere di religione, la Banda della Magliana, il Banco Ambrosiano e i servizi segreti di diversi Paesi. E, nonostante ciò, ancora non si è arrivati alla verità.

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Emanuela Orlandi

Sul caso di Emanuela Orlandi ci sono state diverse ipotesi, dall’allontanamento volontario da casa all’attentato a Giovanni Paolo II, dallo scandalo IOR e il caso Calvi alla Banda della Magliana, finendo con la pedofilia. Tuttavia, non sappiamo quale di queste teorie sia quella che cela la verità. Il caso è stato anche collegato alla scomparsa di Mirella Gregori, una quindicenne scomparsa il 7 maggio dello stesso anno a Roma. Nessuna delle due è stata mai ritrovata.

Ma perché adesso? Perché dopo più di 20 anni, dopo quasi 40 anni, dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, si riprende a parlare del caso? Tutto è iniziato a causa di una rivelazione da parte dell’ex procuratore di Roma Giancarlo Capaldo, all’epoca titolare dell’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela mentre era ospite al programma “Atlantide” di La7. Capaldo, in quest’occasione, ha affermato di conoscere delle informazioni molto importanti sulla “trattativa segreta” portata avanti dal Vaticano.

Cos’è questa trattativa? Siamo tra il 2011 e il 2012, sotto il papato di Benedetto XVI, Joseph Ratzinger, quando la Chiesa viene colpita dallo scandalo di Enrico “Renatino” De Pedis, boss dell Banda della Magliana ucciso nel 1990 in via del Pellegrino, a pochi passi da Campo de’ Fiori, nella basilica di Sant’Apolinnare. A riaccendere le luci, però, fu in particolare una telefonata anonima al programma “Chi l’ha visto?”, in cui si proponeva di riaprire la tomba dell’uomo per controllare chi fosse sepolto nella cappella e a indagare sul “favore” che De Pedis aveva fatto per meritarsi di essere seppellito lì.

Emanuela Orlandi: il caso potrebbe avere una svolta

Parlavamo quindi di questo favore. Di che favore si tratta? Per rispondere dobbiamo tornare al 2008, quando Sabrina Minardi, ex amante di Renatino diventata una super testimone, avrebbe confessato che Emanuela Orlandi era stata uccisa dal compagno per ordine dell’arcivescovo Paul Marcinkus, uomo della finanza vaticana e capo dello Ior, di cui si parla anche nell’ipotesi della pedofilia. Ovviamente il Vaticano ha smentito tutto, definendo queste accuse “infamanti“.

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Emanuela Orlandi

Tuttavia, la tomba poi viene effettivamente aperta, ma non si trovano i resti di Emanuela Orlandi al suo interno. Questo però non ha fatto cessare lo scandalo sulla Chiesa, per cui in questo periodo il Vaticano chiede, tramite due emissari, di poter parlare con il procuratore di Roma, che ovviamente accetta l’incontro e chiede un aiuto per risolvere il caso della scomparsa della giovane ragazza. E qui arriviamo a oggi, alle dichiarazioni di Capaldo.

«Chiedevano come a mio parere le indagini potessero portare a una conclusione che risolvesse il problema e il pericolo del Vaticano di essere sempre additato come una ‘bestia nera’ anche per il collegamento tra la scomparsa di Emanuela e la presenza della tomba di De Pedis», ha detto. Quindi, la Chiesa, voleva togliere di mezzo la figura di Renatino per sempre, e in cambio avrebbe dato una mano con il caso della quindicenne scomparsa nel 1983. Continua poi Capaldo:

«Feci presente che la riesumazione non era una priorità delle indagini, era improbabile che nella tomba ci fosse il cadavere di Emanuela vista la distanza temporale tra la sua scomparsa e la morte di De Pedis, ma sono consapevole che i parenti delle vittime trovano pace nelle risposte, anche quando purtroppo portano al ritrovamento del cadavere del loro caro.

Pensai che fosse la stessa situazione per il caso di Emanuela Orlandi. Queste due persone presero atto del mio punto di vista e si riservarono di sentire alcune persone più in alto nella gerarchia e di darmi una risposta. La risposta avvenne qualche settimana dopo e fu positiva. La disponibilità era quella di mettere a disposizione ogni loro conoscenza e indicazione per arrivare a trovare il corpo».

Tuttavia, la trattativa non andò a buon fine: «Io termino la mia reggenza perché a capo della Procura viene nominato Giuseppe Pignatone e dall’altra parte in Vaticano si iniziano una serie di grandi manovre o di scontri sotterranei, come è costume probabilmente in quel contesto, intorno a Papa Ratzinger. E sappiamo poi che Papa Ratzinger da lì a un anno neppure si dimetterà». La magistratura nel frattempo fa trasferire la salma di De Pedis da Sant’Apolinnare al cimitero di Prima Porta per la cremazione.

Queste sono le novità di oggi, ma ha anche voluto aggiungere di essere pronto a parlare, «se fossi convocato nell’ambito di un’attività giudiziaria seria direi chi sono queste persone, se erano presenti altri oltre a me e a queste due persone e se il colloquio è stato registrato. A queste tre domande io risponderò soltanto a chi ha il titolo per chiedermelo», conclude. Adesso, dopo 38 anni, non ci resta che attendere e sperare di poter dare una degna sepoltura a Emanuela Orlandi.

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Emanuela Orlandi

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