Paura per l’atleta iraniana Elnaz Rekabi che ha gareggiato senza velo

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Ha deciso di gareggiare senza velo per solidarietà nei confronti di Mahsa Amini, l’atleta di arrampicata Elnaz Rekabi, presso la competizione di arrampicata nella capitale sudcoreana. Adesso, come rivela l’IranWire, sito di giornalisti dissidenti iraniani, sarà trasferita direttamente da Seul nella famigerata prigione di Evin a Teheran. Secondo il sito, tra l’altro, Reza Zarei, il capo della Federazione di arrampicata iraniana, ha ingannato l’atleta conducendola dall’albergo di Seul all’ambasciata iraniana dopo aver ricevuto ordini dal presidente del Comitato olimpico iraniano Mohammad Khosravivafa.

«Improvvisamente ha avuto un problema cardiaco mentre era in compagnia di altre persone che ricevevano una guida [ed] è stata immediatamente portata in ospedale con la collaborazione dei servizi di emergenza», ha detto la polizia dopo la morte di Mahsa Amini, arrestata per aver indossato un “hijab improprio” e morta durante la custodia. Il presidente Ebrahim Raisi ha ordinato al ministro dell’Interno di aprire un’inchiesta sul caso. Diversi legislatori hanno affermato che solleveranno il caso in parlamento, mentre la magistratura ha affermato che formerà una task force speciale per indagare.

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In più, è stata uccisa anche un’altra ragazza: Hadith Najafi, «uccisa da 6 proiettili nella città di Karaj». A ciò si aggiunge anche che il ministro degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, citato dai media statali, ha dichiarato: «Minimizzando la gravità di una serie di blocchi imposti nelle comunicazioni nel Paese, gli Stati Uniti stanno cercando di portare avanti i loro obiettivi contro l’Iran», facendo riferimento a come Elon Musk, con il sostegno del governo USA, ha attivato il servizio Internet satellitarie Starlink, in quanto il governo dell’Iran aveva bloccato l’accesso a internet in tutto il Paese.

Amnesty International intanto ha denunciato la situazione: «Le circostanze che hanno portato alla morte sospetta in custodia della giovane donna di 22 anni Mahsa Amini, che includono accuse di tortura e altri maltrattamenti in custodia, devono essere indagate penalmente. La cosiddetta ‘polizia della moralità’ di Teheran l’ha arrestata arbitrariamente tre giorni prima della sua morte mentre applicava le leggi del Paese sul velo forzato abusivo, degradante e discriminatorio. Tutti gli agenti e i funzionari responsabili devono affrontare la giustizia».

Elnaz Rekabi: la storia dell’atleta che ha messo in rischio la sua vita per la causa

Da quando Elnaz Rekabi ha deciso di gareggiare senza vero, è stata elogiata da coloro che hanno protestato contro il codice di abbigliamento iraniano, ma intanto la BBC Persian ha fatto sapere lunedì che i suoi amici non erano in grado di contattarla. Oggi poi ha fatto un post su Instagram scusandosi per «aver fatto preoccupare tutti», dicendo di star tornando a casa. «A causa del cattivo tempismo e della chiamata imprevista per me di scalare il muro, il mio copricapo si è inavvertitamente staccato», ha poi spiegato.

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Suo fratello è stato anche citato dall’intransigente agenzia di stampa Tasnim dicendo che avrebbe «spiegato i dettagli» in una conferenza stampa e che avrebbe continuato a gareggiare «indossando la maglia della nazionale iraniana». In precedenza, l’ambasciata iraniana in Corea del Sud aveva detto che Elnaz Rekabi aveva lasciato Seoul per tornare in Iran martedì mattina. Ha anche negato con forza quelle che ha definito «notizie false, bugie e informazioni false» su di lei.

La Federazione internazionale di arrampicata sportiva (IFSC) ha affermato di essere stata in contatto con l’atleta Rekabi e la Federazione di arrampicata iraniana e che stava «cercando di stabilire i fatti». «È importante sottolineare che la sicurezza degli atleti è fondamentale per noi e sosteniamo qualsiasi sforzo per mantenere un membro prezioso della nostra comunità al sicuro in questa situazione. L’IFSC sostiene pienamente i diritti degli atleti, le loro scelte e l’espressione della libertà di parola», ha aggiunto.

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Una fonte ha detto lunedì alla BBC Persian che il passaporto e il cellulare di Elnaz Rekabi erano stati confiscati. La sua famiglia e i suoi amici hanno perso i contatti con lei dopo aver detto che era con un funzionario iraniano. Rana Rahimpour della BBC Persian ha affermato che c’era preoccupazione che la ragazza sarebbe stata portata direttamente in prigione al suo ritorno in Iran. Dobbiamo sperare che questa situazione si concluda con la ragazza a casa sua, e non in prigione.

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