Elisabetta Franchi: la donna che fa guerra alle donne “non -anta”

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Il 2022 non smette di donarci delle chicche di cui faremmo benissimo a meno: dopo Alessandro Borghese che incita i giovani a lavorare gratis, adesso Elisabetta Franchi, imprenditrice e stilista bolognese, ha detto senza alcuna vergogna di non accettare di lavorare con donne giovani, non ancora “negli -anta”, perché «non ti puoi permettere di non vederla arrivare per due anni» a causa della maternità, sottolineando poi come sia anche nel DNA delle donne fare figli. Quindi le donne giovani che vogliono avere dei figli, cosa devono fare? Farsi ingravidare finché non raggiungono “gli -anta“?

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È sconvolgente ascoltare un discorso del genere nel 2022, se aggiungiamo che a pronunciarlo è stata anche una donna che ha ammesso di preferire un uomo (mi chiedo se comunque anche gli uomini giovani subiscano questa discriminazione o se siano solamente le donne giovani a essere disprezzate da Elisabetta Franchi) a una donna, è ancora più aberrante. Certamente la Franchi non è una donna della nuova generazione, non possiamo paragonarla ai ragazzi e alle ragazze con una mentalità aperta a cui siamo abituati oggi, ma questo non giustifica il suo pensiero e l’audacia di dirlo ad alta voce, in un’intervista.

Poi, sia chiaro, ognuno è libero di assumere chi vuole nella propria azienda, ma nel momento in cui ti esponi in questo modo facendo sapere di discriminare una fetta della popolazione che ancora sta lottando per non rendere più un problema il fatto di poter restare incinta nel momento dell’assunzione in un lavoro, devi anche aspettarti di ricevere delle critiche. Quante volte leggiamo di datori di lavoro che a un colloquio con una donna chiedono: «lei ha intenzione di avere dei figli?». Non è una cosa plausibile. Soprattutto perché, a essere discriminate, sono solamente le donne.

Potrei prendere l’esempio della pallavolista Lara Lugli, che si ritrovò all’improvviso il contratto rescisso in seguito a una gravidanza, ma voglio riportare le parole di Joeli Brearley, fondatrice di Pregnant Then Screwed e che ha postato un The Motherhood Penalty, sottotitolato: «come evitare che la maternità sia il bacio della morte per la tua carriera»: «Immagina di essere licenziata improvvisamente dal tuo lavoro. Dopo aver passato anni a costruire la tua carriera, tutto è stato portato via in un solo momento. Come mai? Perché hai detto al tuo capo che sei incinta», scrive.

«Ci sono ancora centinaia di migliaia di donne che sono state tolte dai loro posti di lavoro perché hanno avuto figli. Culturalmente, le cose sono cambiate parecchio. Quando è successo a me non sapevo nemmeno che la gravidanza e la maternità fossero discriminate. Ma penso che ora le persone siano molto più consapevoli che si tratta di questo, di discriminazione. Le donne sono molto più consce dei sacrifici che fanno quando hanno un figlio e hanno anche la consapevolezza di quanto sia costosa l’assistenza all’infanzia. Penso che alcuni datori di lavoro siano diventati molto più consapevoli del fatto che devono fare in modo che il loro posto di lavoro possa andare incontro alle esigenze delle e si stanno impegnando per farlo».

Gli ultimi dati di Eurostat sull’occupazione hanno reso noto come le madri lavoratrici siano state le prime vittime della pandemia. Ma non solo. In Italia 1 donna su 3 (circa il 35%) fra i 20 e i 30 anni non studia né lavora, mentre fra gli uomini la percentuale è sempre alta ma è del 24%. Certo, nel nostro bel paese c’è un problema con i giovani che non riescono a trovare lavoro, ma con l’Europa condivide il problema che le giovani donne abbiano più difficoltà a trovare lavoro rispetto ai giovani uomini.

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Ma se tutti gli imprenditori fanno un ragionamento come quello di Elisabetta Franchi, non siamo per niente sorpresi. Sia chiaro, però, che la Franchi ha detto di non assumere le donne per cariche importanti, favorendo gli uomini. Quindi lei assume le donne, ma dà loro una carica inferiore a quella che dà agli uomini o alle donne che non possono o non vogliono più avere dei figli. Questo non cambia la situazione: non assumere una donna in una carica importante perché potrebbe avere dei figli, è discriminante.

Le parole di Elisabetta Franchi sulle giovani donne

«Adesso io parlo dalla parte dell’imprenditore… Quando metti una donna in una carica importante, se è molto importante poi non ti puoi permettere di non vederla arrivare per due anni, perché quella posizione è scoperta. E un’imprenditore investe tempo, energia, denaro e se ti viene a mancare è un problema», ha detto durante un’intervista con PWC e Il Foglio, condivisa poi sul suo profilo Instagram (con i commenti limitati).

«Anche io da imprenditore e responsabile della mia azienda spesso ho puntato su uomini perché…», continua, per poi interrompersi finché non interviene la giornalista de Il Foglio Fabiana Giacomotti, che continua la sua frase facendole notare che «la donna non viene aiutata. Tu però come hai fatto? Tu hai allevato due figli». Lei conferma e poi fa una premessa: «Io oggi le donne le ho messe ma sono -anta. Ancora ragazze ma il dover–» e viene interrotta prima di fare troppo danno. Ma il senso si è capito: le donne dai quaranta in su, hanno fatto il loro dovere di donne, quindi implicitamente viene detto che possono essere trattate alla pari degli uomini.

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«Se dovevano sposarsi, si sono già sposate; se dovevano far figli, li hanno già fatti; se dovevano separarsi, hanno fatto pure quello»: insomma, sono questi i criteri per poter lavorare con Elisabetta Franchi, «cosa che invece gli uomini non hanno. Perché noi donne abbiamo un dovere, che è quello nel nostro DNA: i figli li facciamo noi e il camino in casa lo accendiamo noi, quindi è una grande responsabilità».

Poi spiega che se decidi di assumere una donna che non è negli “anta”, ti devi prendere questi rischi. Devi avere un posto scoperto non per un mese, perché non tutte sono come lei che dopo due giorni dal parto cesareo con i punti ha scelto di voler tornare a lavorare. Sarebbe interessante sapere cosa la signora Elisabetta Franchi pensi della proposta di legge riguardante la vulvodinia.

La reazione all’intervento di Elibetta Franchi

Ovviamente online le persone si sono lamentate per un intervento del genere, pronunciato da una donna (e sia chiaro, sarebbe stato già grave detto da un uomo, ma da donna e madre lo è ancor di più) nel 2022: «Elisabetta Franchi snocciola i peggiori luoghi comuni del patriarcato alla faccia delle lotte per l’emancipazione. Per lei o si è donne o imprenditori e le giovani non vanno assunte perché poi fanno figli, che comunque è dovere insito nel DNA. Dal Racconto dell’Ancella è tutto», scrive la giornalista Anastasia Latini su Twitter.

Alcuni invece fanno notare che non è la prima volta che Elisabetta Franchi dimostra la sua vera essenza, tanto che ricordano che solo nel 2020 i lavoratori della sua azienda hanno «trovato il coraggio di iscriversi al sindacato. “L’azienda nel 2020 ha iniziato a imporre ore di straordinario senza contrattarla con i sindacati”, racconta Lorenza Giuriolo, funzionaria Filcams di Bologna». «”È un’azienda in cui ci sono luci e ombre – osserva Giuriolo – finora ci si è concentrati sulle luci, è arrivato il momento di parlare anche delle ombre: dell’ossessione del profitto a scapito di qualsiasi considerazione sul benessere psico-fisico dei lavoratori che sono esausti».

Cosa ci fa capire l’intervento di Elisabetta Franchi? Che la fuga di cervelli, che i giovani che sognano di andare a lavorare all’estero, non deve stupire più di tanto. Da una parte ci puniscono perché siamo svegli e non vogliamo accettare lo sfruttamento come magari in passato altre persone sono state costrette a fare. Dall’altra invece ci puniscono perché siamo donne giovani e, in quanto donne, prima o poi dovremo per forza rimanere incinta.

Cara signora Elisabetta Franchi, potrà anche avere uno staff composto all’80% da donne, ma finché non vedrà le giovani donne come lavoratrici capaci e competenti e non come possibili mamme, continuerà a sostenere il patriarcato.

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