Draghi vs Erdogan: cos’è successo?

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Dopo la loro chiacchierata al telefono, sembrava che i rapporti fra Draghi ed Erdogan fossero al sicuro. In particolare, in quella chiamata, si era discusso dei rapporti UE-Turchia ma anche dei diritti umani delle donne in Turchia. Qualche giorno prima, infatti, Erdogan aveva deciso di ritirarsi dalla convenzione di Istanbul, quella che protegge le donne dalle violenze domestiche. Ieri, invece, Mario Draghi ha espresso il suo disappunto sul sessismo nei confronti della Presidente Von Der Leyen. Ma andiamo passo passo.

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Apriamo prima una parentesi sulla chiamata precedente che Draghi aveva avuto con Erdogan, ovvero quella in cui Mario Draghi aveva espresso preoccupazione riguardo ai diritti umani in Turchia. Voglio farlo perché ritengo che si debba parlare sempre, il più possibile, di quello che sta succedendo in Turchia, dove lo scorso anno sono morte più di 300 donne a causa del femminicidio, eppure il governo ha deciso comunque di uscire dalla convenzione.

Ripetiamo, per chi non lo sapesse ancora, cos’è la Convenzione di Istanbul: «Questo nuovo trattato del Consiglio d’Europa è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che crea un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza, e di prevenire, perseguire ed eliminare la violenza contro le donne e la violenza domestica. La Convenzione istituisce anche un meccanismo di controllo specifico (“GREVIO”) al fine di garantire l’effettiva attuazione delle sue disposizioni dalle Parti».

Le motivazioni che il vice presidente Fuat Oktay ha dato via Twitter per giustificare questa decisione sono state: «Vogliamo portare avanti la nostra lotta per portare la dignità e il rispetto verso le donne turche al livello che meritano nella società, preservando il nostro tessuto sociale e tradizionale. Per questo scopo sublime, non è necessario cercare il rimedio all’esterno, imitando gli altri. La soluzione è nelle nostre tradizione e nei nostri costumi, nella nostra essenza». Eppure sei donne sono state uccise dal marito o dal fidanzato nelle ultime 24 ore, solo in Turchia. Siamo sicuri che il governo le tuteli?

Mario Draghi vs Erdogan: le ultime notizie

Chiusa questa parentesi che ho ritenuto necessario aprire, passiamo all’argomento principale: quello che è successo ieri fra Erdogan e Mario Draghi. L’evento scatenante è stata la grave mancanza di rispetto nei confronti della Presidente della commissione europea Ursula von der Leyen (ne abbiamo parlato nel dettaglio qui), davanti a cui Mario Draghi non è riuscito a stare zitto e ha quindi espresso il proprio disappunto nei confronti di Erdogan. Nel farlo, però, ha usato un termine che alla Turchia non è piaciuto.

Quel che è successo alla Presidente, donna, è stato essere lasciata senza sedia, costretta a sedersi su un divano, di lato, mentre i due uomini (Erdogan e Michel), vicini sulle sedie, non l’hanno degnata neanche di un “scusami”. La donna è restata per alcuni secondi in piedi, cercando di comprendere dove sedersi, di fronte a una situazione che forse aveva mai affrontato. Poi ha allargato le braccia e ha detto “emh“, un emh che ha espresso il suo e il nostro imbarazzo a guardare una scena del genere. Infine si è seduta sul divano.

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La giustificazione della Turchia

La Turchia ha subito spiegato, dopo che è esplosa la bomba, che dietro la scelta di far sedere Ursula von der Leyen sul divano e non su una sedia come gli uomini c’era il «protocollo standard. La presidente della Commissione europea non è stata trattata in modo diverso. Né la delegazione Ue ha chiesto una diversa disposizione. In questa situazione, ci saremmo aspettati che i due ospiti si fossero accordati tra loro», hanno detto all’ANSA delle fonti governative turche.

Il ministro degli Esteri turco ed Erdogan avevano anche spiegato che «ci sono accuse ingiuste nei confronti della Turchia. Non è la prima volta che accogliamo un ospite straniero. Durante l’incontro è stato rispettato il protocollo. Le unità” responsabili del protocollo di Turchia e Ue “si sono incontrate prima della visita e le loro richieste sono state soddisfatte». Il protocollo a cui si riferiscono prevede che

«i presidenti della commissione e del consiglio europeo sono trattati nello stesso modo. Ci può essere chi parla prima o chi parla dopo. L’organizzazione del protocollo è una questione interna. Analizzeremo l’accaduto perché non accada più. C’è stato un incidente, ma l’atteggiamento della presidente von der Leyen è stato quello di continuare la riunione per fare passare il messaggio della Ue. Occorre concentrarsi sul nostro messaggio.»

Portavoce della commissione europea, Eric Mamer

Le affermazioni di Mario Draghi

Mario Draghi, però, non si accontenta di queste scuse e, in una conferenza durata un’ora che trovate qui, ha commentato in questo modo: «Non condivido assolutamente Erdogan, credo che non sia stato un comportamento appropriato. Mi è dispiaciuto moltissimo per l’umiliazione che la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dovuto subire» e, fin qui, tutto bene. Ha solo espresso una sua opinione, giusto? Tuttavia, poi ha continuato, con un termine che ad Erdogan e alla Turchia proprio non è piaciuto:

«La considerazione da fare è che con questi dittatori, chiamiamoli per quello che sono, di cui però si ha bisogno, uno deve essere franco nell’esprimere la propria diversità di vedute e di visioni della società; e deve essere anche pronto a cooperare per assicurare gli interessi del proprio Paese. Bisogna trovare il giusto equilibrio».

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Ovviamente non è tardata la risposta della Turchia, molto indignata.

La Turchia risponde a Mario Draghi

La risposta della Turchia è celere e arriva via Twitter, dopo aver convocato l’ambasciatore italiano ad Ankara, Massimo Gaiani, da parte del ministro degli Esterno turco Mevlut Cavusoglu: «Condanniamo fermamente l’inaccettabile retorica populista del primo ministro italiano Draghi nominato e le sue brutte e inesorabili dichiarazioni sul nostro presidente eletto». Ma non solo. Il vice-leader del partito Akp di Erdogan, Numan Kurtulmus, ha scritto un duro tweet, molto contestabile:

«Condanniamo il Presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, per le sue sfortunate parole riferite al nostro Presidente. Signor Draghi, non siamo dittatori! Se vuole vedere un dittatore, guardi la sua storia, guarda Mussolini», ha scritto, molto indignato. Certo, Mussolini erano un dittatore e ha fatto solo cose negative, su questo dovremmo concordare tutti. Eppure i turchi sotto il tweet e nei retweet quotati non sono molto d’accordo sull’opinione che il partito ha del proprio Presidente, soprattutto dopo la scelta di uscire dalla convenzione di Istanbul.

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