Doppio femminicidio a Vicenza: storia di una tragedia annunciata

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Denunciate, ma perché non ha denunciato? Se avesse denunciato sarebbe stata ancora viva. Sono queste le cose che spesso ci capita di leggere dopo che una donna viene uccisa da un uomo con cui aveva avuto una relazione di diverso tipo, dopo che una donna muore di femminicidio. La storia che vi raccontiamo oggi, però, dove due donne sono state uccise dallo stesso uomo, rispettivamente ex compagno e compagno, è una tragedia annunciata, in quanto la prima aveva denunciato in più occasioni il marito che, tuttavia, continuava a restare a piede libero.

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Durante gli ultimi due anni i casi di femminicidio sono aumentati fin troppo, e sapete quali sono state le reazioni di alcuni cittadini (uomini e donne) italiani? «È normale che i femminicidi aumentino, siamo stati chiusi in casa per due anni», scrivono alcuni. Altri invece aggiungono che «le donne sono insopportabili, quindi gli uomini raggiungono il limite della sopportazione». Femminicidio e victim blaming, come è stato fatto alla giovanissima Roberta Siragusa. In altri casi, invece, si tende semplicemente a umanizzare l’assassino.

In occasione della Giornata contro la violenza sulle donne la Polizia Criminale ha postato sul sito del Viminale i dati che vanno dal 1° gennaio 2021 al 21 novembre 2021, secondo cui su un totale di 263 omicidi volontari compiuti in Italia il 35% (quindi 93) sono femminicidi. “Ma è sempre un omicidio, non è un femminicidio“. Apriamo quest’altra parentesi per chi ancora non ne conosce la differenza. Se un giorno decidi di uccidere una persona a caso che incontri per strada, e per casualità è una donna, quello è un omicidio. Se invece decidi di uccidere la tua fidanzata perché vuole lasciarti, quello è un femminicidio.

Di 116 donne uccise nel 2021, 100 sono state uccise in ambito familiare o affettivo, 68 per via di un partner o di un ex. Il 12% di loro aveva denunciato, che è comunque un numero molto basso e allarmante perché ci porta a chiederci: perché le donne non denunciano? In realtà noi questa domanda ce la siamo già posta (ci dicono di denunciare ma non ci proteggono), e siamo giunti alla soluzione che semplicemente molte non denunciano perché sono consapevoli che non cambierebbe molto, e la testimonianza è quel 12% che è stata comunque uccisa. Resta comunque il fatto che denunciare è importante, o almeno chiedere aiuto a qualcuno.

Doppio femminicidio: la tragedia di due donne unite dallo stesso carnefice

Non siamo a conoscenza del nome di entrambe le donna. L’ex moglie, la prima vittima, si chiamava Lidia Miljkovic, ed è stata uccisa a colpi di pistola nel quartiere Gogna, dopo aver appena accompagnato la figlia minore, una 13enne, a scuola. La seconda vittima è l’attuale compagna dell’assassino, una donna di origini filippine trovata in auto con l’uomo e diverse valigie, probabilmente avevano intenzione di scappare ma qualcosa dev’essere cambiato.

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L’assassino è invece Zlatan Vasijevic, di origini bosniache, e che aveva a carico diverse denunce. L’uomo si è suicidato dopo aver ucciso prima l’ex moglie e poi la compagna. Il suo corpo, insieme a quello della compagna, è stato trovato nell’auto insieme a diverse granate. Inizialmente comunque, dopo aver ucciso l’ex moglie, l’uomo ha tentato la fuga, e questo ha fatto iniziare la caccia all’uomo in tutto il Veneto. Poi verso le 16 (il primo femminicidio è avvenuto alle 8 del mattino) è stata trovata l’auto con i due cadaveri all’interno, a Vicenza.

Ma facciamo un passo indietro. Prima del femminicidio, qualche anno prima di questo doppio femminicidio, Lidia Miljkovic era stata brutalmente picchiata dall’ex marito, e lui l’aveva persino denunciata per “presunto abbandono dei figli”. A rivelarlo è stato il titolare della ditta per cui la donna lavorava, specializzata in catering. Benedetto Mondello, il titolare, ha rivelato ai giornalisti che lui le «aveva fracassato il cranio». Nel 2019 poi lei aveva ottenuto il divieto di avvicinamento per l’assassino.

«È stata in malattia per diverso tempo per percosse è stata anche ricoverata all’ospedale. Era dentro e fuori dal tribunale con denunce assurde. Una tragedia annunciata, come tutte le tragedie di questo genere. Gente pazza che va in giro tutto il giorno senza far niente», ha detto ancora Mondello, facendo anche sapere che la Miljkovic era madre di due figli, uno di 16 e l’altra di 13 anni. Non si sa ancora nulla sull’attuale compagna di Vasiljevic, anche lei uccisa.

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Il sindaco e presidente della Provincia di Vicenza, Francesco Rucco, ha commentato: «Vicenza registra un altro terribile femminicidio. Questa volta a cadere in strada sotto i colpi di pistola sembra dell’ex compagno è una mamma che aveva appena portato a scuola i figli. L’amministrazione è sgomenta di fronte a questo nuovo episodio di violenza che condanna con forza, certa che le forze dell’ordine si stanno impegnando al massimo per assicurare il responsabile alla giustizia».

Il sindaco ha anche annunciato che per oggi, giovedì 9 giugno, «l’amministrazione e l’associazione Donna chiama Donna che gestisce il Centro antiviolenza del Comune, organizzeranno un momento di raccoglimento in silenzio, dandosi appuntamento alle 19:00 in piazza dei Signori. Chiedo ai vicentini, ai sindaci, agli amministratori pubblici e ai rappresentanti delle associazioni del territorio di partecipare, per dare un segnale forte contro ogni tipo di violenza sulle donne».

Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto, invece ha domandato retoricamente: «Come si può uccidere a sangue freddo una madre di due figli?». Ovviamente ci sarebbe anche da sottolineare, se proprio vogliamo fare una polemica, che nessuna donna merita di essere uccisa, a prescindere dal fatto che sia o non sia una madre. Una donna non merita rispetto solo perché madre, ma lo deve ricevere in quanto persona.

«Un brutale assassinio che non trova alcuna giustificazione. Un atto bestiale che, nel mentre lascia attoniti per l’efferatezza e assurdità, deve motivare tutti a sostenere con sempre più convincimento la difesa della cultura della legalità, del rispetto e del rifiuto di qualsiasi forma di violenza esercitata sulle donne ingiustificabile espressione di una rozza ignoranza primitiva», ha detto poi il presidente.

Infine, conclude: «Serve una risposta immediata, con una pena esemplare inflitta nel modo più tempestivo possibile dal giudice e fatta scontare fino in fondo. Ma ciò non basta: la cultura del rispetto deve essere promossa in tutte le sedi e con tutti i mezzi leciti possibili. Solo così si riuscirà ad arginare e debellare una violenza inaccettabile e indegna di una società civile».

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