La doppia laurea facilita l’entrata nel mondo del lavoro o la complica ancora di più?

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Un tempo per lavorare serviva aver fatto qualche esperienza. Poi un diploma di scuola superiore. Poi una laurea triennale. Poi una laurea specialistica. Poi un master. Fra qualche anno servirà aver fatto la doppia laurea. E hanno anche il coraggio di dirci che la doppia laurea servirà a facilitare l’entrata nel mondo del lavoro. Ovviamente, questo tranne se non vuoi fare il politico. Per il politico serve solo l’arte oratoria dello sapere sparare ca—avete capito. Sia chiaro che in realtà la doppia laurea non è una cosa assurda. È assurda vista in Italia dove il sistema universitario è fermo al secolo scorso e gli studenti hanno bisogno di esperienza, non di altre nozioni.

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Fonte foto: Pexels

Io ho frequentato l’Erasmus, ho avuto l’occasione di parlare con tanti studenti da tutta Europa e persino dal Giappone, e non sarò mai così felice di averlo fatto perché mi ha fatto comprendere come l’università in Italia abbia bisogno di un drastico cambiamento. All’estero non ci sono suicidi per l’università, se ci sono, sono un numero così limitato da non essere neanche un problema. All’estero dopo che finisci gli studi, trovi lavoro, non hai bisogno di farti sottopagare per “fare esperienza“, tantomeno di doverti spostare in un altro Stato per guadagnare dignitosamente in modo da ripagare tutti gli anni in cui ti sei fatto maltrattare da professori sadici.

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Io sono stata a Zadar, in Croazia, dove la doppia laurea esiste già da un po’. Addirittura, quando mi chiedevano cosa studiassi in Italia, rimanevano di stucco a sentir sono lettere classiche, mentre lì è più normale studiare, ad esempio, geografia e studi per insegnare, o greco e latino (quindi scegliendo di studiarli entrambi o no), o italiano e studi per insegnare. Oh sì, esatto, niente assurdità di PF24 o 60 CFU. Ti insegnano proprio a insegnare, e sarà per questo che ho trovato dei docenti tanto preparati quanto anche umani. Ma anche le materie delle varie facoltà erano persino interessanti e moderne, e io ho studiato nel dipartimento di classical philology, quindi di moderno dovrebbe esserci ben poco.

I vari docenti si impegnavano per rendere i propri corsi interessanti per gli studenti, e chiedevano anche dei feedback che poi, pensate un po’, seguivano. Il secondo semestre svolsi un corso molto interessante sulle donne nell’antica Grecia e Roma, con particolare attenzione per il periodo degli imperatori Claudio e Nerone. Ho scoperto tante cose interessanti che ricordo ancora oggi! In particolare, però, quello che rimpiango dell’Università di Zara, è il metodo di svolgimento degli esami. Non devi studiare tomi immensi e poi ripetere il pensiero di quelli scrittori o del docente. Devi metterti alla prova. Devi studiare, focalizzarti su un argomento, approfondirlo, scrivere un seminar paper con la tua opinione ed esporlo.

Quindi a livello di competenze (che poi tutte le facoltà lì si basano solo su argomenti concernenti quella facoltà, non è come in Italia dove viene fatto un mix di materie che, sì, sono cultura generale che è molto importante, ma che comunque è sempre solo quello, non ti servirà a niente quando andrai a lavorare) si sta bene, a livello umano si sta bene (ricorderò per sempre una docente che consolava le studentesse alla fine del percorso universitario, rispondendo ai loro dubbi sul futuro), e quindi studiare per una doppia laurea non sembra un’utopia. Ma in Italia?

L’Italia dovrebbe prima concentrarsi sulla salute mentale dei propri studenti, sul prendere in considerazione le critiche che vengono lasciate dagli studenti sui docenti (perché non è normale maltrattare gli alunni, dobbiamo mettere fine alla cultura della sofferenza che vige nel nostro Paese dove soffrire per qualcosa è normale, se poi ti fa avere successo, che poi bisogna anche vedere se avrai successo) e anche sul rivoluzionare il sistema universitario, impegnandosi a creare delle università per gli studenti e non per i docenti. Poi si potrebbe oggettivamente pensare a una doppia laurea, che ha davvero dei vantaggi ed è davvero una cosa positiva. Solo, non in Italia, non al momento.

La doppia laurea sarà realtà dal prossimo anno accademico

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«A partire dal prossimo anno accademico sarà consentito alle studentesse e agli studenti italiani l’iscrizione in contemporanea a due corsi di laurea. Un provvedimento voluto dal Movimento 5 Stelle, che supera un divieto obsoleto del 1933 e amplia l’offerta formativa per offrire maggiori opportunità di lavoro ai nostri giovani», hanno detto Alessandra Carbonaro, vicecapogruppo del MoVimento alla Camera, e Manuel Tuzi, capogruppo in commissione Cultura e Istruzione di Montecitorio.

Lo definiscono un «cambiamento significativo in particolare per gli iscritti alla facoltà di Medicina o presso le istituzioni dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica (Afam), dovuto all’intervento del M5S» (ricordiamo che per anni il capo politico del Movimento 5 Stelle è stato un uomo con il diploma classico, non per sminuire Luigi di Maio ma giusto per sottolineare come per essere un politico la doppia laurea non serve). Sottolineano poi che «nessuno verrà escluso: il diritto alle esenzioni dal pagamento delle tasse universitarie si applica anche alla seconda iscrizione».

Concludono poi autoesaltandosi e forse anche un po’ sognando: «come Movimento 5 Stelle abbiamo lavorato alacremente per favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, questa misura servirà ad abbreviare i tempi di conseguimento dei titoli di studio e coltivare talenti multidisciplinari, caratteristica fondamentale in un mondo del lavoro in continua evoluzione». Immagina vivere in un paese dove già è complesso prendere una laurea, con tantissimi studenti fuori corso e gli studenti lavoratori o care-giver che sono tipo animali mitologici per le segreterie e gli insegnanti, e ritenere che la doppia laurea “abbrevi i tempi di conseguimento dei titoli di studio“.

«Nessuno prima di oggi si era reso conto che era assolutamente anacronistico mantenere questo divieto che rendeva gli studenti italiani meno competitivi dei loro coetanei europei», ha commentato Manuel Tuzi a Money.it. Correggiamo: nessuno fino a oggi si è reso conto che è assolutamente anacronistico studiare per anni e anni per poi essere assunto in un lavoro in cui sei sottopagato o sfruttato. O ancora: nessuno fino a oggi si è reso conto che è assolutamente anacronistico essere costretto ad abbandonare gli studi a causa di docenti sadici di cui i rettori sono a conoscenza senza intervenire in alcun modo.

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Quello che i coetanei europei hanno in più a noi è l’esperienza, il lavoro e ci aggiungo anche la serenità durante gli studi. Ma comunque per Tuzi, in questo modo si velocizza il percorso di studi entrando prima nel mondo del lavoro. Ma in che modo? «Dando la possibilità ai giovani, ad esempio, di prendere una laurea e di fare un master in contemporanea», che oggettivamente, ripetiamolo, è un grande passo avanti.

Ma dovremo vedere in che modo gli studenti affronteranno la doppia laurea, dobbiamo vedere come sarà possibile, senza la didattica mista, poter frequentare diversi corsi di studio dove i corsi non sono obbligatori, ma comunque il docente ti interroga su quello detto a lezione e se non ripeti le sue esatte parole, sei bocciato.

In ogni caso, non aspetteremo tanto, questo perché la doppia laurea sarà valida a partire proprio da questo anno accademico. Io mi auguro di sbagliarmi, mi auguro che fra qualche anno mi diranno: oh, vedi che hai scritto una cavolata, la doppia laurea davvero ha migliorato la vita degli studenti, non ne escono più stressati e demoralizzati, tutti riescono a seguire due corsi di studio con serenità. Ma fino a ora resto convinta che, prima di andare avanti, l’università italiana abbia bisogno di una rivoluzione.

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