Doping: il prima e il dopo della Formula 1

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Marc Sanson, a capo del Consiglio di Prevenzione e lotta contro il doping francese dal 2003 al 2005, dichiarò come i piloti di Formula 1 facessero regolarmente uso di sostanze dopanti. Questa accusa era supportata dal fatto che i test antidoping condotti dalla FIA, in tutte le categorie da lei controllate, toccassero meno del 2% dei piloti.

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Fonte: Chris Graythen

Abbiamo chiesto a Mattia, studente di Scienze motorie, sport e salute, presso l’Università di Genova, di descriverci meglio la questione del doping nell’ambiente che più lo riguarda: “Credo conosciamo tutti la definizione di doping, ossia l’uso illecito di sostanze e farmaci volte a migliorare sensibilmente la prestazione sportiva“.

Ma non credo esista solo questa definizione specifica: il doping è l’antisportività, è prendere quella strada che apparentemente sembra la più veloce, ma che sul suo percorso presenta piccoli chiodi, che via via camminando feriscono la persona nella sua integrità morale e salutare“, ha continuato.

L’allarme antidoping nel motorsport scattò realmente nel 2019, quando il test delle urine di Andrea Iannone, all’epoca pilota di MotoGP, rivelò la presenza di un nanogrammo di drostanolone (uno steroide anabolizzante), che gli costò quattro anni di squalifica.

Il doping in F1

La massima categoria dell’automobilismo è rimasta però immacolata da scandali riguardanti l’assunzione di sostanze dopanti da parte dei propri beniamini, al contrario di ciò che accade in altre discipline. Infatti, la FIA rientra tra coloro che hanno firmato il Codice mondiale antidoping WADA, sottoponendo i piloti – e sporadicamente anche gli altri membri delle diverse scuderie in gara – ad esami volti a rivelare la presenza di tali sostanze, in circolo nei loro corpi.

Ma se nelle altre discipline il doping può portare ad un miglioramento delle proprie prestazioni o ad un “aiuto” in caso di infortuni, in F1 si può incorre in rischi non indifferenti, addirittura estranei alla natura di queste sostanze: immaginate di trovarvi al volante sotto effetto di droghe, quale sarebbe il risultato? Con molte probabilità controproducente, pericoloso per voi stessi, ma anche per tutti coloro che si trovano sulla vostra stessa strada.

É stato Jean-Charles Piette, delegato medico della FIA, a sostenere che la mancanza di scandali in termini di doping nella categoria regina, siano dovuti ai danni che questo potrebbe portare al pilota assuefatto: “Usare droghe in una gara e su una pista è qualcosa di diverso rispetto ad usarle su un campo da calcio. Se un calciatore assume droghe, rischia la sua salute, ma a rischiare non sono la squadra o gli spettatori“.

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Fonte: Vladimir Rys

In una gara, se un pilota assumesse droghe, i possibili rischi non sarebbero solo per lo stesso pilota, ma ci sarebbero per i suoi compagni di pista, per gli spettatori, per i commissari. Devono tener conto di più persone oltre a loro“, ha spiegato Piette ai microfoni della ESPN.

A commentare invece i test antidoping è stato il sette volte campione del mondo Lewis Hamilton: “Può capitare 3-4 volte a stagione oppure in tutti i Gran Premi, noi piloti dobbiamo seguire un protocollo medico approvato e siamo tenuti a comunicare ogni giorno dove ci troviamo. Non credo che un pilota possa avere aiuti per migliorare le prestazioni, però è intrusivo per la privacy“.

Da Stirling Moss a Tomas Enge

Sir Stirling Moss è ancora oggi il pilota che nella storia della F1 ha vinto il maggior numero di Gran Premi (ben 16) senza riuscire a conquistare un titolo mondiale. Ed è stato proprio Moss a dichiarare nel 2010 alle penne del The Telegraph di aver assunto droghe nel corso della sua carriera rallystica.

Ero solito assumere droghe, non nelle gare, ma nei rally. Era normale. Allora non erano considerate droghe. L’intera questione della droga è arrivata quando gli atleti hanno iniziato ad usarle per migliorare il proprio corpo, ma per quanto ne so non c’è niente che potessi prendere per migliorare la mia attitudine di pilota. Prendevo anfetamine, benzedrina o dexedrina, sostanzialmente per tenermi sveglio“, ha spiegato il pilota.

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Fonte: John Piercy

Diverso è stato il caso di Tomas Enge, pilota che ha preso parte a 3 Gran Premi di F1, prima di trasferirsi in America per gareggiare nella Indy Racing League. Enge risultò positivo per ben due volte al test antidoping: la prima, nel 2002, gli costò il titolo della F3000, colpa della previa assunzione di marijuana; la seconda, nel 2012, in seguito al Campionato FIA GT, le tracce di farmaci proibiti riscontrate portarono ad una sospensione della licenza per 18 mesi (ma successivamente fece ricorso contro la squalifica presentando certificati medici per giustificare l’assunzione di quei farmaci per una situazione di cardiovascolarità cronica).

Sfatiamo gli ultimi falsi miti

Nel 2004, Benigno Bertoletti, ex medico di squadre rally come Ferrari e Alfa Romeo, arrivò a dichiarare che un terzo della griglia dei piloti facesse uso di cocaina. La FIA smentì le accuse solo dopo aver ricevuto tra le mani i test antidoping risultati negativi di tutti i piloti coinvolti.

Oggi i controlli si sono intensificati e sembra assurdo ipotizzare che un pilota possa sfruttare sostanze dopanti senza allarmare la Federazione – nemmeno la Red Bull ci è riuscita dopo aver sforato il budget cup.

Un pilota della categoria regina, per riuscire a migliorare la sua resistenza fisica e mentale, la sua forza muscolare e i suoi tempi di reazione, utilizzando il doping, dovrebbe assumere un quantitativo di droghe esorbitante, con tempistiche regolari, tra steroidi, anfetamine, stimolanti cognitivi e ipnotici.

Questionario

Se questo sembra “salvare” la F1 dallo scandalo del doping, le altre discipline sportive ne vengono continuamente esposte: per cui è sempre Mattia a chiedervi cinque minuti del vostro tempo, preziosissimi per la stesura di quella che sarà la sua tesi di laurea, dedicata in particolar modo a questo argomento. Ha bisogno anche del vostro aiuto e della vostra esperienza!

Il questionario è disponile al seguente link – clicca qui! – e sarà rigorosamente in anonimo.

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