Tenta di entrare nella casa della ex moglie che lo aveva denunciato: precipita e muore

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Possiamo scrivere: femminicidio sventato? Domenico Aiello aveva 62 anni, diversi giornali lo descrivono come “vittima“, ma noi non ci sentiamo di chiamarlo in questo modo. Condoglianze alla sua famiglia, ma non viene da chiedersi: e se fosse riuscito a entrare? E se la moglie fosse stata a casa? Avremmo avuto un’altra vittima, una vittima che, però, non aveva a suo carico una denuncia, una vittima che sarebbe stata uccisa, una vittima che non aveva provato a entrare in casa dell’ex marito già la mattina stessa, venendo arrestata e… rilasciata. Non gioiamo per la morte di un uomo, ma tiriamo un sospiro per non star piangendo un’altra donna vittima di femminicidio, dopo aver denunciato.

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Durante la Giornata contro la violenza sulle donne dello scorso anno la Polizia Criminale ha postato sul sito del Viminale i dati che vanno dal 1° gennaio 2021 al 21 novembre 2021, secondo cui su un totale di 263 omicidi volontari compiuti in Italia il 35% (quindi 93) sono femminicidi. “Ma è sempre un omicidio, non è un femminicidio“. Apriamo quest’altra parentesi per chi ancora non ne conosce la differenza. Se un giorno decidi di uccidere una persona a caso che incontri per strada, e per casualità è una donna, quello è un omicidio. Se invece decidi di uccidere la tua fidanzata perché vuole lasciarti, quello è un femminicidio.

Nel corso dell’ultimo anno, invece, tra il 1 agosto 2021 e il 31 luglio 2022, è stata uccisa più di una donna ogni 3 giorni, e c’è stato un incremento rispetto all’ultimo anno. Sono aumentati del 15,7% i femminicidi, 108 maturati in ambito familiare e 68 quelli commessi dal partner o dall’ex partner. È quello che emerge dal dossier del Viminale concernenti i femminicidi. Solo nel 2022, le vittime di femminicidio sono 41, un numero troppo alto e che evidenza un problema di cui non si parla, un problema che si combatte con l’educazione dell’uomo sin da bambino.

La storia di oggi, fortunatamente, non è l’ennesimo femminicidio dopo che una donna ha denunciato il marito o l’ex marito o un ex partner. La moglie era stata così terrorizzata quando la mattina prima l’uomo aveva fatto irruzione in casa sua nonostante il divieto di avvicinamento, che aveva deciso di dormire, insieme ai suoi figli, altrove. E quindi a trovare la morte è stato Domenico Aiello, dopo che, due volte nello stesso giorno, ha tentato di violare la legge.

Domenico Aiello precipita mentre cerca di entrare in casa dell’ex moglie

L’incidente, che si sarebbe potuto evitare se lui fosse rimasto in prigione dopo esser stato arrestato per aver violato il divieto di avvicinamento alla casa dell’ex moglie (ma io non ho alcuna competenza in legge, sarebbe però utile sapere perché le donne non vengono minimamente protette), è avvenuto venerdì 4 novembre intorno alle 19, in via Guastafierro 12 a Boscoreale. Non parliamo quindi di notte fonda o di mattino presto. Ma delle 19, dove qualcuno avrebbe potuto davvero vederlo. Questo però non ha fermato la furia di Domenico Aiello, anni 62.

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Si stava arrampicando sul condominio dove viveva la ex moglie insieme ai figli, ma una volta raggiunto il secondo piano ha perso l’equilibrio ed è caduto, con una caduta che è risultata mortale. Secondo la ricostruzione, ha sbattuto sulla tettoia del portone di ingresso del fabbricato, ed è morto sul colpo. Sul posto sono arrivati sia i soccorritori del 118 che i carabinieri. L’autorità giudiziaria ha disposto il sequestro della salma per l’autopsia.

Quello che sconvolge di più è il fatto che Domenico Aiello era già destinatario di un provvedimento di divieto di avvicinamento alla moglie, e già la mattina stessa aveva provato a entrare in casa della donna, riuscendo a far irruzione nell’abitazione e minacciando moglie e figli. La vittima allora (parliamo della moglie, chiaramente) ha chiamato i carabinieri e lasciato l’abitazione. Domenico Aiello era stato arrestato e aveva ricevuto un secondo divieto di avvicinamento prima di essere rimesso in libertà. Ma, non soddisfatto, ha provato una nuova irruzione.

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Morte di Domenico Aiello a parte (e davvero, condoglianze a tutte le persone che gli volevano bene e che non hanno colpe in questa storia), quello che ci si chiede è… Perché la legge non protegge la donna, ma si limita solo a piangere quando c’è l’ennesimo femminicidio? A cosa servono i divieti di avvicinamento, se persino dopo che sono violati la prima volta, non viene oggettivamente e praticamente vietato all’uomo di avvicinarsi alla sua vittima? A cosa serve denunciare se poi queste denunce ci portano alla morte? A cosa serve denunciare, se poi comunque il carnefice viene lasciato a piede libero, senza neanche l’obbligo ai domiciliari? In che modo la legge protegge la donna vittima di femminicidio?

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