Soffrire di disturbi alimentari in Formula 1

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A soffrire di disturbi alimentari in Formula 1 sono e sono stati in molti, fin troppi, in un ambiente come quello del pinnacolo dell’automobilismo, che tende spesso a chiudere un occhio sulla salute dei suoi beniamini, figuriamoci se si sta parlando di DCA.

Alcuni di questi corrono ancora nella categoria regina, altri, invece, hanno raccontato le loro esperienze una volta appeso il volante al chiodo.

Soffrire di disturbi alimentari in Formula 1

Che cosa significa soffrire di un DCA?

I disturbi del comportamento alimentare (DCA) o dell’alimentazione comportano una serie di patologie e abitudini scorrette che si riflettono sulla nostra alimentazione e sul nostro rapporto con il cibo che ingeriamo o meno.

Sono diversi e possono manifestarsi in vari modi: attraverso la riduzione dei pasti giornalieri o la diminuzione di qualsiasi portata, attraverso il vomito indotto per espellere il cibo non ancora digerito, attraverso il digiuno autoimposto, attraverso comportamenti caratteristici del binge eating (esso stesso un DCA), attraverso l’assunzione di farmaci allo scopo di tenere a stretto controllo il proprio peso, e molti altri.

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Fonte: Getty Images

Questi comportamenti rendono invalidanti tante azioni quotidiane, persino oltre l’ottica della nutrizione. Una persona affetta da disturbi alimentari ha un’immagine distorta del proprio aspetto fisico e si iper-focalizza sul suo peso corporeo. Ciò influenza negativamente le sue relazioni, il suo lavoro o le attività di ogni giorno.

Per un pilota di F1 è più semplice di quello che si può immaginare cadere in questo circolo vizioso, senza nemmeno rendersene conto.

Daniel Ricciardo: “Ho avuto difficoltà nel mantenere il mio peso forma

È forse il caso più recente da poter prendere in esame, tant’è che ve ne ho già parlato tempo addietro (qui trovate l’articolo completo). Daniel Ricciardo, attuale terzo pilota della Red Bull, è rimasto spiacevolmente segnato dai suoi anni in McLaren, sconvolto dalle sue scarse prestazioni e da un supporto sempre più carente da parte della scuderia medesima (che, sottolineo, non ha ancora dato grandi segni di miglioramento in termini di performance).

Era diventato più che visibile agli occhi di molti fans quanto Daniel fosse rimasto provato da tale situazione, cambiamento confermato e caldamente rinfacciato da Christian Horner, team principal della Red Bull, a Zak Brown, CEO della McLaren e uno dei maggiori responsabili del dramma che ha visto il licenziamento di Ricciardo (e il suo conseguente ritorno a casa).

Il primo campanello d’allarme, però, è anche quello che si tende di più a dimenticare: “In realtà ho avuto difficoltà nel mantenere il mio peso forma negli ultimi 18/24 mesi, magari è lo stress della F1, spero di riuscire a mettere su qualche chilo, ma non so nemmeno se potendo vorrei farlo, si vedrà“, sono state le parole di Daniel nella scorsa stagione, un sorriso stampato sul volto e la maglietta papaya ancora addosso.

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Fonte: Clive Mason – Getty Images

Valtteri Bottas: “Volevo essere il migliore, e ho pensato di dover agire in questo modo

Anche l’esperienza di Valtteri Bottas non dovrebbe esservi nuova, in caso abbiate già avuto modo di leggere uno dei miei più vecchi articoli (vi lascio qui il link per raggiungerlo!). Vi ho portato il suo esempio, principalmente, per discutere del tema della salute mentale nel motorsport, ma come si suol dire, “repetita iuvant” (per grande gioia della mia Professoressa di Letteratura latina).

Agghiaccianti sono le parole di Valtteri: “Nessun disturbo alimentare è stato ufficialmente diagnosticato, ma c’è stato sicuramente. Non è stato molto salutare. Volevo essere il migliore, e ho pensato di dover agire in questo modo. Se il team diceva che dovevo pesare 68kg e il mio peso forma era di 73kg, allora avrebbero fatto di tutto per portarmi a quel risultato“.

Non serve nemmeno che io dica a chiare lettere il nome della scuderia in questione.

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Fonte: Charles Coates – Getty Images

Il peso nel motorsport è purtroppo qualcosa di terribilmente importante, anche se di solito si apre l’argomento soltanto in relazione a quello delle diverse monoposto: si utilizzano materiali più leggeri, si gratta via un po’ di vernice, insomma, tutto pur di guadagnarne in velocità. Il punto è che il corpo umano non funziona così, soprattutto quando si parla di atleti professionisti.

Correre un Gran Premio di Formula 1, in particolare in quei Paesi dalle temperature estremamente elevate, comporta già un perdita di peso che può ammontare fino a 5kg. Immaginate, ora, se il pilota che si trova nell’abitacolo non è nemmeno nelle condizioni psicofisiche per sopportare un cambiamento così repentino dopo una dieta poco salutare – e non mi sto riferendo a pollo lesso e broccoli – ed è persino vittima di uno stress mentale più che sostanzioso.

Valtteri ha raccontato di aver più volte pensato al suicidio.

David Coulthard: “Ero bulimico

David Coulthard approda in F1 nel 1994 alla guida della Williams, passando poi alla McLaren e terminando la sua carriera nella massima categoria alla Red Bull.

La sua esperienza alle prese con un DCA ci arriva dalle pagine della sua autobiografia: “Per riuscire a correre in F1 sono diventato bulimico: per tenere sotto controllo il mio peso pensavo solo a dare di stomaco“.

Ero più giovane, adolescente, ma ero alto come ora e pesavo meno di 60kg. Ero diventato pelle e ossa, ma nonostante questo mi pesavo ogni giorno, al mattino, al pomeriggio e la sera. Se aumentavo di qualche etto andavo subito in piscina a nuotare“.

David era ed è alto 1.82m, mentre all’epoca era arrivato a pesare addirittura 57kg.

Ho smesso di mangiare cibi grassi e, prima che mi rendessi conto di cosa stesse accadendo, sono diventato bulimico. Ho sempre preso le cose estremamente sul serio, sin da quando ho cominciato a correre con i kart“.

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Fonte: Michael Cooper – Getty Images

Jean-Éric Vergne: “Puoi arrivare fino a certi limiti prima che il corpo non possa più reggere

È stato proprio Coulthard a sollevare il problema dei disturbi alimentari in F1 nel 2014: “Odierei veder accadere la stessa cosa ai piloti oggi. Non penso che sarà così, ma dobbiamo stare attenti. Jean-Éric Vergne ha rivelato dopo l’ultima gara di essere finito in ospedale per essersi di fatto ridotto alla fame. Jenson Button non mangia più carboidrati, Adrian Sutil ha corso senza borraccia“.

Jean-Éric Vergne ha corso nella categoria regina dal 2012 al 2014 con la Toro Rosso, prima di passare alla Formula E e vincere due titoli mondiali.

La differenza di peso tra me e il mio compagno mi stava facendo perdere quattro decimi (di secondo per giro). Ho seguito una dieta questo inverno, ma puoi arrivare fino a certi limiti prima che il corpo non possa più reggere. Sono stato ospedalizzato tra il Gran Premio d’Australia e quello della Malesia, a causa di una mancanza di acqua e una piccola mancanza di tutto. Ero veramente debole“.

All’epoca, Vergne correva ancora per la Toro Rosso e il suo compagno di scuderia era l’appena adolescente Daniil Kvyat, più minuto e “leggero” di Vergne per ovvi motivi.

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Fonte: Peter J Fox – Getty Images

Eppure, c’è ancora chi rimane convinto del fatto che i disturbi alimentari non siano così degni di nota, in quanto frivolezze che le “femmine” si mettono in testa per essere persino teatrali. Gli uomini non possono avere problemi con il cibo, no? Problemi, poi, che ci inventiamo noi stessi, giusto?

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