La morte della piccola Diana: abbandonata dalla madre

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Cosa ci sta succedendo? Com’è possibile che così tanti genitori uccidano i propri figli? Com’è possibile che ci sia tanta irresponsabilità, insensibilità, cattiveria… La storia della piccola Diana, morta abbandonata dalla madre per sei lunghi giorni, è la testimonianza di come il mondo stia andando a rotoli. Certo, da sempre ci sono figlicidi, tuttavia adesso si tende a pensare che la società sia evoluta e quindi meno cattiva. Ma più andiamo avanti, più la situazione diviene più seria.

La storia di Diana, bimba di 16 mesi lasciata per quasi una settimana da sola in casa, senza alcuna cura o supervisione, è solo l’ultima delle tante che abbiamo raccontato. Una di quelle che ha fatto più scalpore è quella di Elena Del Pozzo, uccisa dalla sua stessa madre, dopo aver architettato non solo il modo con cui assassinarla, ma anche come cercare di uscirne pulita. Aveva solo cinque anni, la piccola Elena, ed era amata dalla sua famiglia. Ma probabilmente non dalla madre.

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Spesso viene chiamata sindrome di Medea, facendo riferimento alla mitologica storia di Medea, che uccise i suoi figli per vendicarsi dell’ex marito e padre dei suoi figli. In psicologia, il complesso di Medea è «il bisogno della madre di assassinare il proprio figlio come mezzo di vendetta contro il padre», il frutto di una situazione portata all’escalation che ha a che fare con il fenomeno dell’alienazione genitoriale o parentale, chiamata anche PAS (acronimo di Parental Alienation Syndrome).

I casi di figlicidio negli ultimi vent’anni sono stati fin troppi. Uno dei più famosi è probabilmente quello di Cogne del gennaio 2002: la vittima è un bambino di 3 anni. Nello stesso anno, Matteo e Davide avevano 4 anni e 21 giorni, vengono fatti affogare dalla loro mamma, Olga Cerise, 31 anni, nel laghetto di Les Illes a Saint Marcel, nei pressi di Aosta. La donna ha confessato di averli uccisi. Molte donne hanno detto di soffrire di depressione, altre ancora di aver avuto dei raptus, ma nel caso di Diana, cosa vogliamo dire? Come vogliamo provare a giustificare un gesto del genere?

La storia di Diana, abbandonata dalla madre

Una bambina di 16 mesi, di nome Diana, è morta a Milano, dopo essere stata abbandonata a casa da sola dalla madre per quasi una settimana. La piccola era nata il 29 gennaio 2021, prematura di due mesi. La madre, una donna di 37 anni, è accusata di omicidio volontario pluriaggravato dai futili motivi e premeditazione. Il cadavere della bambina è stato trovato dalla stessa madre, una volta tornata a casa, e ha cercato di riportarla in vita. Non ottenendo alcuna reazione, ha cominciato a urlare chiedendo aiuto.

«Non era una bimba vivace: era sempre molto tranquilla. La si vedeva ogni tanto nel passeggino in giro con la mamma, ma sempre calma, era difficile anche strapparle un sorriso», ha detto un’anziana seduta su una panchina nella piazzetta di fronte all’ufficio postale al Corriere di Milano. La famiglia era conosciuta nel vicinato, in quanto Alessia Pifferi, la madre, è cresciuta in quel quartiere e ci ha vissuto per tutta la vita. Viene descritta come «molto riservata», e si racconta che «non giovava mai con lei».

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«Ho ancora la bomboniera in casa, un mucchio di confetti bianchi in un sacchettino legati con un bellissimo fiore di metallo. Non li avevo nemmeno mangiati tanto era bella e non volevo rovinarla. Ora piango quando la guardo», ha raccontato una delle vicine della 37enne. Dice di ricordare molto bene il giorno del battesimo di Diana, e di conoscere Alessia da quando «è alta così – fa cenno con la mano puntandola verso il basso – è cresciuta qui con la sua famiglia, la vedevo sempre con la sua bambina. Me la portava qui ogni tanto. Non posso pensare che sia successa una cosa così tremenda».

Al momento Alessia Pifferi è in carcere con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato. La donna ha un ex marito, che però non era il padre di Diana. «Prima era andato via di casa, poi è tornato nella casa di fianco a quella della ex moglie, non avevano chissà che rapporti, per quanto ne sappiamo noi, ma non ne sappiamo granché. È una tragedia quella che è successa, non si può morire così», ha raccontato un vicino a La Repubblica. Della bambina, invece, dicono che era «molto magra e che sembrava più piccola dell’età che aveva».

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«Non la sentivamo mai piangere, non era mai agitata, sempre molto tranquilla, a volte l’impressione era che fosse quasi intontita», e infatti nessuno l’ha sentita piangere nei sei giorni di assenza della madre. A quanto pare, poi, non era neanche la prima volta che la piccola Diana veniva abbandonata, ma nessuno lo sapeva, altrimenti, «sicuramente saremmo intervenuti». Quest’ultima volta, però, qualcosa è andato storto. Alessia ha detto che quando «giovedì sono andata via non ero tranquilla, sapevo che stavo facendo qualcosa che non andava fatto, che poteva accadere di tutto, anche quello che è poi successo».

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