Death To 2020: cosa vi ha insegnato il 2020? – recensione

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Pungente e ironico ma allo stesso tempo reale: Death to 2020 non è solo un documentario (sebbene sia meglio definirlo mockumentary) su tutte le tragedie che ci hanno coinvolto nell’anno appena passato, ma è soprattutto una descrizione di cosa le persone hanno pensato nel 2020, dagli scienziati alle persone comuni, di diverso genere, età e mestiere. E il fatto che sia stato ideato dai creatori di Black Mirror, serie distopica per eccellenza, è la ciliegina sulla torta.

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Fonte: twitter

E se il 2020 fosse solo l’ennesima puntata di Black Mirror? Considerando quanto l’umanità sia decaduta nel primo anno dei roaring twenties, questo non ci stupirebbe più di tanto. Da coloro che urlavano all lives matter alle elezioni USA agli esponenti di destra che urlavano al mondo, in qualsiasi programma tv e su qualsiasi social network, di vivere in una dittatura, lo scorso anno non ha risparmiato nessuno, ed è proprio questo che Death to 2020 racconta: il 2020 in chiave ironica. Immaginate ridere del 2020! 

Death to 2020 prende il lato peggiore delle persone, di tutte le persone, non c’è una persona che fa del bene e una che fa del male, non fa passare i conservatori come cattivi e i democratici come buoni, non si schiera da nessuna delle due parti ma evidenza i lati negativi di entrambi, dai conservatori che durante il movimento di black lives matter urlavano all lives matter ai democratici che pensavano di fare qualcosa di utile postando un quadratino nero su Instagram.

Per questo, il 2021 parte con il botto, con un sorriso. Perché possiamo finalmente ironizzare su tutte le tragedie del 2020, dalle elezioni USA al Covid-19 alle manifestazioni in America. In più, ci rendiamo conto anche che siamo stati tutti sotto lo stesso cielo, anche a km e km di distanza. In fin dei conti, sebbene in Death to 2020 ci si soffermi soprattutto sulle news degli USA, quegli stessi problemi li abbiamo avuti persino qui in Italia. Non vi ricordate chi ha detto sul proprio profilo Twitter che viviamo in una dittatura? 

Death to 2020: recensione

Poiché già precedente abbiamo parlato di Death to 2020, del cast e del trailer, oggi ci concentriamo solamente sulla recensione, sebbene potete aver già capito dalla breve introduzione che io sono rimasta davvero estasiata dai 70 minuti del mockumentary uscito su Netflix a fine dicembre, così come anche dal cast (ammettiamolo: Cristin Milioti nei panni di quella che oggi chiameremo Karen è stato un tocco di classe).

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Fonte: twitter

In ogni caso, se avete cominciato a vedere Death to 2020 perché vi aspettavate un documentario sugli ultimi 12 mesi, rimarrete delusi. Perché questo mockumentary è molto di più. Sì, racconta gli eventi più fondamentali e che hanno scritto lo scorso anno, ma non fa solo questo: racconta il tutto con un’ironia pungente che è capace di farti ridere persino delle cose che dovrebbero farti strappare i capelli. Riesce a cogliere il lato più ironico di qualsiasi cosa, rendendo persino il 2020 un anno leggero e divertente.

Sempre con la stessa ironia, poi, critica quelle stesse persone, gli estremisti di destra e di sinistra interpretati dal cast stellare, così come anche i semplici politici o sostenitori, da Trump a Biden e persino la Regina Elisabetta. Ma non li critica in un modo serio, ma come si farebbe online, con i meme, ed è questo che lo rende visibile a qualsiasi pubblico.

Lisa Kudrow, ad esempio, interpreta una sostenitrice di Trump, ovviamente conservatrice, che nega tutto ciò che avviene sebbene ci siano le prove. Ed è esattamente quello che in molti hanno fatto. La già citata Cristin Miloti invece è quel tipo di persona che si informa su facebook e non vuole iniettarsi il vaccino a causa del 5G.

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Fonte: twitter

I personaggi di Death to 2020 non sono ispirati a nessuno in particolare, o meglio, sono ispirati un po’ a tutta la popolazione. Sono quelle persone che non scaricano l’app Immuni perché hanno paura per la propria privacy ma che poi sono i primi a installare l’app Io che chiede molti più consensi, o che semplicemente danno i propri consensi a qualsiasi sito online, senza farsi due domande. In Death to 2020 troviamo i peggiori luoghi comuni, nessun personaggio è salvo, sono tutti visti in modo distopico e altro non ci si poteva aspettare da Charlie Brooker.

Uno dei personaggi che spicca di più è quello di Hugh Grant uno storico cinico, altezzoso e anche alcolizzato che pretende di sapere tutto e non accetta che qualcuno la pensi in modo diverso da lui, persino i suoi figli (e gli amici dei figli) e la moglie (e le amiche della moglie) lo criticano e lo ritengono un bigotto. È intorno al suo personaggio che Charlie Brooker costruisce tutto, senza togliere niente agli altri personaggi (anche Samuel L. Jackson fa la sua parte, anzi, forse è la parte più razionale fra tutti).

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Fonte: twitter

Ma non pensate che a essere giudicati siano solo i più anziani, perché tramite uno dei volti di Stranger Things, Joey Keery diventa il famoso millenial che ottiene successo tramite Youtube e tramite i social, che fa delle buone azioni solo per ottenere consensi e views e, non appena vede che qualche format funziona, lo porta avanti fino all’esasperazione, senza però fare nulla di realmente concreto e utile (come, ad esempio, non è stato per nulla utile postare i quadratini neri su Instagram).

Death to 2020 fa iniziare il 2021 nel modo giusto, pensando al 2020 e chiedendoci: cosa abbiamo imparato? Ed è proprio con questa frase, e con le relative risposte (ovviamente sempre in chiave molto ironica), che il mockumentary si conclude. E voi, quindi, cosa avete imparato da questo 2020? Darete un’opportunità a questo nuovo falso-documentario, o non siete ancora pronti a rivivere il 2020?

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