DDL Zan: il resoconto finale, proposti più di 1000 emendamenti

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Ennesima discussione in Senato sul DDL Zan. Le scorse volte vi avevo detto di segnarvi la data di oggi perché sarebbe stata l’ultima data utile per i partiti per proporre degli eventuali emendamenti. Tuttavia, lo abbiamo sentito più volte in aula: nessuno vuole perdere tempo con il DDL Zan, quindi, ovviamente, avrete pensato che nessuno avrebbe proposto degli emendamenti, così avremmo potuto votare e finalmente sapere se il DDL Zan sarebbe entrato a far parte delle nostre vite oppure no. No, non è andata proprio così.

Prima però di parlarvi della seduta in Senato di oggi riguardante il DDL Zan, facciamo un recap delle sedute precedenti, ma cerchiamo di essere bravi. Ovviamente prima vi ricordiamo quello che il DDL Zan non è, come abbiamo fatto in ogni articolo a riguardo giusto per eliminare del tutto le fake news promulgate dalla destra e non solo. Riteniamo infatti che invece di dire cos’è il DDL Zan, sia più utile dire cosa non è, visto che, al momento, non è stato molto utile spiegarlo visto che nessuno sembra ascoltare. Smontiamo quindi le varie storielle della destra.

Non voglio far approvare il DDL Zan perché sono contro l’utero in affittoLetteralmente il DDL Zan è una legge che lotta contro la discriminazione e la violenza omotransfobica, quindi l’utero in affitto non c’entra nulla con questa proposta di legge. In più sottolineiamo anche che in Italia la «gestazione per altri», conosciuta in altri termine con «utero in affitto», è illegale. Quelle della destra che quindi usano l’utero in affitto come scusa per andare contro il DDL Zan, sono quindi delle fake news.

È liberticida: no. Il DDL Zan non è liberticida. L’articolo 4 dello stesso (ancora una volta, prima di criticare sarebbe utile informarsi, anche per evitare di fare figuracce) recita: «Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime ri­conducibili al pluralismo delle idee o alla li­bertà delle scelte, purché non idonee a de­terminare il concreto pericolo del compi­ mento di atti discriminatori o violenti». Potete comunque trovare il testo completo e leggerlo con i vostri occhi qui.

Esiste già una legge: no, non esiste già una legge. L’articolo 61 del codice penale che in genere viene citato come legge già esistente prevede che un giudice possa applicare le aggravanti presenti nell’art. 61 del codice penale se una persona viene picchiata per il proprio orientamento sessuale o per la sua identità di genere o per la sua disabilità, tuttavia non è obbligato a farlo. Quindi una persona potrebbe essere più tutelata. Non penso questo sia normale.

Fuori i bambini dalla politica. Il DDL Zan prevede la strategia Nazionale attivata dall’UNAR, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del dipartimento per le Pari opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri, che è già presente con interventi anti-discriminatori nei campi dell’educazione e dell’istruzione, come anche in quelli del lavoro e delle carceri. Il loro nome è corso di educazione al rispetto. Quindi, cara destra, non si tratta di educazione gender, ma solo di educazione a rispetto di chi ama una persona delle stesso sesso, di chi ha un colore di pelle diverso dal tuo o, ancora, di chi non si identifica nel sesso in cui nasce.

Recap delle scorse sedute sul DDL Zan

Prima seduta

  • OstellariLega: il primo a parlare è stato Ostellari, il presidente della commissione giustizia, che ha parlato di una mediazione che consisterebbe nel prendere il «ddl Zan come testo base e si fanno tre modifiche, questa è la strada dettata da costituzionalisti, professori, educatori, associazioni e anche dalla Santa Sede» e ha poi chiesto alla Presidente Casellati di sospendere la seduta per riunire i capigruppo «per valutare se c’e’ la disponibilità a continuare quel dialogo intrapreso». La Presidente ha approvato la capigruppo.
  • Maiorino, M5S: «La mediazione sarebbe possibile se chi vuole mediare davvero fosse interessato a tutelare i diritti delle persone in questione. Così non è», ha detto la senatrice. A questo punto la destra ha cominciato a ululare e a fischiare, ma lei continua. «La commissione giustizia è stata calpestata nelle sue prerogative, il presidente Ostellari ci ha impedito il voto anche sulla calendarizzazione. Ora bisogna rispettare il voto dell’aula del Senato sulla calendarizzazione del provvedimento e avviare la discussione generale sul ddl Zan».
  • Pillon, Lega: il sen. leghista, uno dei più grandi oppositori al DDL Zan, ha citato le femministe, che però sono le femministe radicali che escludono le persone transgender. Tra le altre cose, ha avuto il coraggio di dire che «il bambino ha diritto a una mamma e a un papà e a non essere acquistato su internet», come se un orfanotrofio fosse uno shopping per omosessuali (come se poi gli eterosessuali, si intende quelli che non abbandonano i figli, non adottassero dei bambini).
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  • Balboni, FdI: il sen. di Fratelli d’Italia ha dimostrato in un’aula di Senato di non conoscere la differenza fra un’opinione e una discriminazione, alludendo alla solita storia della destra secondo cui, tramite l’art. 4, non sarà possibile più esprimere una propria opinione senza dover scomodare un giudice perché qualcuno potrebbe sentirsi ferito. «Un figlio ha diritto alla madre e al padre» non è una discriminazione. Dire che «se avessi un figlio gay lo brucerei», lo è, è una frase omofoba per cui politico della destra dovrebbe pagare. Non è difficile, vero?
  • Renzi, Italia Viva: il leader di Italia Viva, senatore e politico, ha iniziato con una frecciatina a Chiara Ferragni e Fedez, influencer. Ha rivendicato le unioni civili, tuttavia in quell’aula non si parlava di Matteo Renzi e di quello che lui ha fatto negli ultimi anni, ma si parla del futuro. «Il mio appello è molto semplice: si faccia un accordo sui punti legati all’articolo 1, 4 e 7 e, fatto questo, si chieda a tutte le forze politiche di portare la discussione alla Camera entro 15 giorni», ha detto.
  • Salvini, Lega: il sen. Salvini, dopo aver ovviamente citato i suoi figli, ha avuto il coraggio (lui che firma accordi con gli Stati più omofobi dell’Unione Europea) di ricordare che in alcuni Stati l’omofobia è un reato e si rischia persino la pena di morte o il carcere. «Di questi 10 articoli prendiamo la parte più importante, per cui ringrazio Zan, ma togliamo quello che divide non solo l’Aula ma anche il Paese e cioè la parte sui bambini e l’educazione sentimentale», perché insomma, si è visto come i genitori sanno educare i propri figli. Mica nel 2021 c’è un’aggressione omofoba un giorno sì e l’altro pure.
  • De Petris, LeU: la sen. De Pretis ha risposto ai colleghi Salvini e Renzi, ma soprattutto al primo, chiedendogli «perché quest’appello a rispettare i diritti e le libertà lei non lo ha fatto con gli alleati dell’Ungheria e della Polonia, visto che ha nominato gli Stati dove vengono arrestati? Se fa un appello alla mediazione per trovare un accordo per punire chi discrimina, bisogna essere coerenti, ma la coerenza si sa non è di questo mondo, ma bisogna sapere quello che si dice e che si scrive», sottolineando poi come la pregiudiziale firmata da loro discuta in primis una legge che già esiste, ovvero la legge Mancini.

Con l’intervento della senatrice De Pretis si vota per la pregiudiziale, che è respinta con 136 voti contro 124.

Seconda seduta

  • Caliendo, Forza Italia: ha illustrato la questione sospensiva e ha anche affermato che chi è pro al DDL Zan non è propenso alla discussione, quando in realtà è il contrario. Chiede di fare le correzioni possibili che, però, sono già state effettuate negli ultimi mesi. «La Legge tornerà alla Camera, c’è un errore, lo vedrete, e deve essere corretto e deve tornare alla Camera», ha detto, e poi ha paragonato il DDL Zan al codice Rocco, il codice del fascismo.
  • Malan, Forza Italia: il sen. Malan ha fatto una sorta di esame di Diritto Ecclesiastico, affermando che «proseguire su questo provvedimento» significa «ignorare quanto è stato fatto pervenire da due Chiese titolari delle imprese», quando, come ha ricordato anche il Presidente Draghi, l’Italia è uno stato laico. Ha anche sottolineato che l’Italia del dopoguerra si è preoccupata di rispettare la libertà religiosa, come nell’art. 3, 19 e 20 della Costituzione italiana. Tuttavia, in questo caso, cosa c’entra la religione?
  • Romeo, Lega: chiede che l’iter del provvedimento venga rinviato al 27 luglio e paragona il DDL Zan a una partita: «la vogliamo giocare con diversi voti sugli emendamenti e voti segreti o riscoprire l’arte del compromesso che dovrebbe guidare il buonsenso della politica e troviamo una soluzione insieme per capire cosa serve a questo paese?». Ripetiamolo insieme: il DDL Zan per come lo conosciamo oggi è già un compromesso. Cita l’identità di genere e conclude il suo intervento.
  • Faraone, Italia Viva: il sen. Faraone non parla di DDL Zan, bensì denuncia la collega Cirinnà che nella prima giornata su Twitter ha pubblicato e commentato un video in cui si vede lui insieme ai colleghi che applaudono il sen. Salvini nella giornata di ieri. La Presidente Casellati gli dice ieri l’aula non era tranquilla, ma che ogni volta che lei nota che qualcuno riprende con il proprio telefonino lei riprende, e anche questa volta farà le indagini per accettarsi delle parole che ha detto.
  • Si continua a parlare della questione della registrazione della sen. Cirinnà per almeno altri tre interventi.
  • La Russa, Fratelli d’Italia: sempre riguardo la registrazione, afferma «che la destra queste cose non le fa». Si limita a dire che brucerebbe i gay, che sono aberrazioni della natura o a paragonare le donne a bambole gonfiabili. E non dimentichiamo tutte le persone esposte da Salvini. Poi comincia ad attaccare il collega Faraone perché, anche a causa del suo partito, ieri non è passata la pregiudiziale, e subito dopo la sen. Cirinnà, «di cui l’Italia è piena». Confonde libertà di opinione e discriminazione e poi conclude.
  • Si continua a parlare della registrazione anche con la sen. Rossomando, PD.
  • Malpezzi, PD: si torna al DDL Zan, finalmente. Parla dell’art. 4 ricordando che è stato firmato e voluto da quelle stesse persone che oggi lo vogliono eliminare, che «avete cambiato idea, ma è figlio vostro e a noi oggi sembra un pretesto». Si rivolge a Salvini e lo affossa, smontando tutte le sue fake news sui bambini e l’educazione, e poi a Pillon, sottolineando, ancora una volta, che l’ideologia gender non esiste.

Personalmente nella seconda seduta sono state dette tante cose, mi sono resa conto che riassumerle è pressoché impossibile. Tante cattiverie. Tante fake news. L’omofobia è stato chiamato uno pseudo problema, ma la cosa importante è che, per un solo voto, la sospensiva non è passata. Se volete continuare a leggere tutto quello che è stato detto, lo trovate nell’articolo citato sopra, ma sappiate che troverete tante ignoranza e tanta transfobia. E per ignoranza intendo proprio ignorare come sono le cose, perché se ritieni che sia il DDL Zan a regolamentare la presenza delle donne alle Olimpiadi e non il CONI, c’è proprio una carenza alla base.

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Terza seduta

  • Sen. Pellegrini, Lega: ringrazia il Presidente Ostellari per il «lavoro e per aver sopportato in maniera storica gli attacchi mediatici che hanno portato a non comprendere i contenuti del DDL Zan». Ed ecco, al primo intervento, dopo neanche due minuti, che sono citati gli influencer. Afferma poi che il DDL Zan non combatte davvero l’odio omotransfobico. Si lamenta di come in Senato si sono comportati i colleghi, urlando e fischiando. Conclude dicendo che il DDL Zan protegge delle categorie e ne discrimina altre.
  • Sen. Grassi, Lega: «Se c’è in Spagna va bene? No. Internet non è solo il posto dove ci insultiamo su Facebook, ma è anche un luogo dove possiamo informarci», citando, come Pillon ieri, alcuni articoli su come ci siano dei problemi con la norma che è stata approvata in Spagna. Intanto, Simone Alliva, fa sapere che «Per fake-news questa discussione generale se la gioca benissimo con quella sulle unioni civili. I primi a veicolare bufale sono i leghisti seguiti da Fdi».
  • Sen. Masini, Forza Italia: «Non siamo liberi di uccidere, di rubare, e quindi neanche di minare alla serenità e sicurezza di una persona per un pregiudizio sulla sua natura», dice, citando, ancora una volta, la Costituzione italiana. Parla in modo chiaro, senza urlare, sembra quasi fuori posto in mezzo a tutti quei senatori che sanno esprimersi solo urlando e sparando fake news. La sen. Barbara Masini, tra l’altro, è la senatrice che proprio qualche giorno fa ha fatto coming out, e quindi va ascoltata, perché il DDL Zan la riguarda in prima persona.
  • Sen. L’Abbate, M5S: «Il DDL Zan interviene solo contro chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione e violenza. Siamo l’ultimo paese dei fondatori dell’unione a non avere una normativa a tal senso». Sottolinea la necessità della legge ma anche di ascoltare le vittime della società che le definisce diverse e che ha paura di loro in quanto tale. «L’Italia ha bisogno di rafforzare la cultura dell’uguaglianza e del rispetto per l’altro e questo può avvenire punendo l’odio e la violenza».
  • Sen. Maffoni, Fratelli d’Italia: «Se non ci sono differenze significa che tirare un pugno in faccia a una donna o a un uomo, avranno lo stesso valore?», perché non iniziamo con abolire la violenza? Continua con le solite storie della destra, che ci siamo anche stancati di ripetere. Ha citato persino genitore 1 e genitore 2, ma noi vi ricordiamo che non sono mai esistiti ufficialmente.
  • Sen, Modena, Forza Italia: «E cosa facciamo noi? Riusciamo a fare un precedente in base al quale improvvisamente quest’atto arriva in aula senza un’analisi in commissione. Le famose mediazioni le avremmo potute trovare lì. Io faccio una domanda a me stessa ma a tutti voi: quando si andrà a votare nel 2022 o nel 2023 le forze politiche avranno un giudizio politico delle forze politiche in base a questi giorni oppure in base a come il governo ha reagito alla crisi economica?», insomma, argomenti che con il DDL Zan c’entrano poco e niente, soprattutto perché nel DDL Zan si parla di vite umane.
  • Sen. Vescovi, Lega: Genitore 1, Genitore 2, ci sono altri problemi, «noi siamo qui a parlare del DDL Zan», immigrati, sbarchi, «noi siamo qui a parlare del DDL Zan», insomma la solita destra. Conclude dicendo che «io preferisco mamma e papà rispetto a genitore 1 e genitore 2».

La gran parte degli interventi sono di questo livello. La solita destra che sparge fake news, e che il DDL Zan non lo ha neanche mai letto. Vediamo, quindi, cosa è successo oggi.

DDL Zan: ultime notizie

Più di mille emendamenti, che portano il calendario dei lavori da luglio a settembre. Questa non è mediazione ma un vero e proprio tentativo per affossare la legge. La Lega, quella che non vuole perdere tempo dietro al DDL Zan perché c’è altro a cui pensare, ha proposto 700 (SETTECENTO!) emendamenti. Forza Italia 134, Fratelli d’Italia 127. Paola Binetti (Udc) ne ha proposti 80. E, pensate, persino Italia Viva, che aveva detto che non avrebbe presentato emendamenti, ne ha proposti 4.

Poiché non abbiamo avuto modo di seguire la diretta passo passo, vi riportiamo solo alcune delle cose più sconvolgenti che sono state pronunciate oggi in un’aula di un Senato, in cui la discussione principale doveva essere quella di una legge il cui unico obiettivo è quello di proteggere delle persone che, da sempre, sono discriminate e sono una minoranza. Che siano persone LGBT, che siano donne o che siano persone disabili. Ma, ancora una volta, ci siamo dimostrati per quel che siamo: un paese arretrato.

Iniziamo con Ignazio La Russa, vicepresidente del Senato, che ha presentato l’ordine del giorno con queste parole: «Oggi discussione del disegno di legge sul contrasto dei crimini d’odio per sesso, genere, disabilità». Si è dimenticato dell’identità di genere o ha semplicemente fatto finta che non esistesse? D’altronde era proprio lui che aveva fatto dei complimenti a un discorso palesemente contrario al DDL Zan proprio mentre faceva le veci del presidente che, ricordiamolo, non può prendere posizioni. Però disse «a prescindere dal pensiero» e quindi fu tutto risolto, vero?

Il sen. Totaro, di Fratelli d’Italia, ha fatto un curioso paragone: «gli omosessuali sono specchietto per allodole da utilizzare per raggiungere determinati ambienti anche estremisti a cui si strizza l’occhio», affermando poi di non ricevere lezioni da Enrico Letta e dalla sinistra, poiché lui, loro, la destra, ha ricevuto sulla propria pelle le discriminazioni dei padri politici che discriminavano chi non la pensava allo stesso modo. Intende i fascisti?

Ha comunque voluto raccontare la sua esperienza, facendo un po’ la vittima e probabilmente cercando di impietosire qualcuno: «Ci hanno allontanato da scuole perché eravamo di destra e chiamati in un certo mondo. Sappiamo cosa vuol dire essere discriminati. Sono stato discriminato da ragazzo di destra e avevo amici con tendenze sessuali che venivano discriminati». Con il collega Iannone poi si torna sulla questione gender nelle scuole. Fake news già spiegata più e più volte.

Intanto la sen. Ferrero, leghista, parla di altro, citando alcuni DDL fermi da anni. «Il ddl epilessia è fermo dal 2018, ddl anoressia fermo dal 2018, ddl sulla educazione motoria nelle scuole primarie fermo dal 2018, ddl sulla prevenzione sui maltrattamenti bloccato miseramente in senato. E noi parliamo di un provvedimento che pone l’attenzione su una categoria che va tutelata, ma come tante altre». E pensate un po’, con tutti questi DDL fermi, loro continuano a insistere su uno solo e non si affrettano a votare per poter chiudere questo triste capitolo dell’Italia.

Ha anche accusato la sinistra di fare tutto per i voti. Lei, leghista. Con leader Matteo Salvini. Stendiamoci un velo pietoso perché se cominciamo a parlare dell’incoerenza del leader della Lega che lo porta a contraddirsi più e più volte in base a dove gira il vento, non smettiamo più. Conclude citando i transessuali nello sport (che nulla hanno a che vedere con il DDL Zan) con un’offensiva «nello sport i transessuali scippano le medaglie alle donne» e ovviamente anche dicendo che «i bambini devono nascere con due genitori, che sono ovviamente uomo e donna». Sì, insomma, non c’è altro modo per far nascere un figlio. Poi per la crescita è diverso.

Forza Italia con il sen. Aimi ha affermato che «in un momento di crisi siamo arrivati qua. Mi pare che in questo momento un tema così divisivo debba essere trattato come essere trattato», in effetti non sono stati loro a scrivere più di cento emendamenti. Ah no? Continua poi con «l’educazione appartiene al papà e alla mamma non deve entrare a scuola». Beh, come dire… Non è proprio così. Il senatore ha comunque voluto sottolineare che i suoi genitori gli «hanno insegnato il rispetto della persona umana. Lo insegnerò anche ai miei figli», e noi ci auguriamo sia davvero così.

Con la sen. Biti parla il PD, che «sa perfettamente cosa è e cosa vuole» e che ritiene che «non possiamo permetterci che una parte del paese si senta sbagliata». Sottolinea anche che il DDL Zan è «divisivo per chi non accetta l’altro, per chi non ha rispetto dell’altro» e anche che «ho sentito dire che l’articolo 4 limita la libertà di espressione. Questa legge è solo un ampliamento della Mancino, che è in vigore da 30 anni». Chiede poi ai colleghi di smettere di dire fake news riguardo il DDL Zan.

Parla poi la sen. Toffanin, di Forza Italia, che continua con la solita retorica della scuola, della libertà dei bambini, del paese diviso a metà e tutte quelle cose che abbiamo sentito fino allo sfinimento in più sedute ma anche sui diversi social dei politici. Anche secondo la collega Faggi, leghista, «non si possono affrontare argomenti delicati, come la sessualità, se prima non si ha contezza di cosa sia etica», facendo un lungo discorso sull’etica. Tuttavia, è divenuta virale la sua frase transfobica e bigotta: «Se il Signore ci avesse voluto così diversi, ci avrebbe dato la possibilità di cambiare sesso da soli».

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Ragioniamo su questa frase. Ha implicitamente detto di abolire la medica. Se il Signore ci ha fatto venire il Covid-19, perché dobbiamo curarci? Se il Signore ci ha fatto fare un incidente quasi mortale, perché dobbiamo farci curare dei medici? Moriamo e basta. Aboliamo la medicina e i medicinali, torniamo a curarci con preghiere e amen. La sen. Faggi è quella che concluderà la seduta, poiché non sono previste alcune votazioni sugli emendamenti.

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