Prima conferenza stampa dei talebani: «non ci vendicheremo con nessuno. I diritti delle donne saranno tutelati dalla Sharia»

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I talebani hanno ufficialmente rilasciato la prima conferenza stampa, in cui cercano di rassicurare, di far capire che sono cambiati e non cercano vendetta né guerra, hanno persino citato i diritti delle donne, confermando quello che era stato affermato in precedenza: «non ci saranno discriminazioni». Tuttavia, come abbiamo già detto, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, per cui le varie nazioni devono prendere queste parole con le pinze e intervenire quanto prima per assicurarsi che tutte le persone che si trovano e si troveranno ancora in Afghanistan siano sane e salve.

Non convincono molto il web o i politici. C’è chi si chiede, dopo questa conferenza stampa: «perché non possiamo fidarci di loro?», urlando persino al pregiudizio. Tuttavia, considerando quel che hanno fatto dal 1996 al 2001 soprattutto alle donne che hanno perso qualsiasi briciolo di diritto che avevano, fidarsi è difficile. Bisogna dimostrare di essere cambiati, perché a parole son bravi tutti e noi non possiamo permetterci di farci ingannare e lasciare quelle persone in pericolo. Tra l’altro, basti solo pensare come le persone che quei cinque anni li hanno vissuti stanno reagendo. Secondo la giornalista della CNN Clarissa Ward le vendite di burqa sono cresciute in maniera esponenziale.

Potrebbero davvero essere cambiati. Magari non sono più i talebani di vent’anni fa e noi ce lo auguriamo con tutto il cuore. Ma magari sono sempre gli stessi e si stanno nascondendo dietro un pensiero aggiornato, dietro un pensiero che andrebbe bene all’Occidente. Magari stanno solo mentendo per far calmare le acque. Quello che dobbiamo chiederci è: siamo disposti a correre questo rischio? O meglio, siamo disposti a far correre questo rischio? Perché il nostro sedere occidentale e privilegiato non verrà minimamente toccato, ma quello delle donne che vivono in Afghanistan potrebbe rischiare e anche tanto.

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Fonte: Twitter

Talebani: la prima conferenza stampa

È il portavoce dei talebani a parlare, Zabihullah Mujahid, che ha esordito con un: «Questo è un momento di orgoglio per l’intera nazione». per poi cominciare a recitare dei versetti del Corano. La conferenza stampa si è tenuta ieri a Kabul, la capitale dell’Afghanistan da cui oggi partiranno diversi voli per Roma Fiumicino con stampe locali e internazionali che hanno potuto porre anche alcune domande alla fine.  «Dopo 20 anni di lotte abbiamo liberato l’Afghanistan ed espulso gli stranieri», ha detto ancora il portavoce.

Ha poi cominciato subito con le rassicurazioni: «I talebani hanno perdonato tutti, sulla base di ordini dei loro leader, e non nutrono inimicizia nei confronti di nessuno. Vogliamo assicurarci che l’Afghanistan non sia più un campo di battaglia, non minacceremo alcun Paese. Nessuno perquisirà le loro case, nessuno li interrogherà o darà loro la caccia. E sarà garantita la sicurezza delle ambasciate». Sembrerebbe quindi che non ci saranno morti, che nessuna delle persone che ha aiutato e lavorato con le forze straniere, da ex militari ad ambasciatori, rischia la vita al momento.

Ovviamente il portavoce dei talebani ha anche toccato l’argomento dei diritti delle donne, che è quello che maggiormente sta preoccupando il web e le politiche estere. La preoccupazione infatti è quella che le donne che hanno lavorato in politica, come la sindaca Zafira Ghafari, di 27 anni e che nelle ultime ore ha affermato «sono seduta qui in attesa che arrivino. Non c’è nessuno che aiuti me o la mia famiglia. Sto solo seduta con loro e mio marito. Non posso lasciare la mia famiglia. E comunque, dove andrei?», vengano perseguitate e uccise.

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Fonte: Twitter

Ricordiamo anche che, quando governarono in quei cinque anni, le donne dovevano obbligatoriamente indossare in burqa, non potevano mettersi alla guida di moto, auto e persino di biciclette, non potevano utilizzare cosmetici e gioielli, era loro vietato entrare in contatto con uomini che non fossero il marito o un parente, ma soprattutto non potevano frequentare la scuola né essere addette a qualsiasi ruolo di potere. Ma sembra che non sarà così:

«Ci impegniamo per i diritti delle donne all’interno della Sharia. Le donne potranno avere attività in settori e aree diverse, come l’educazione e il sistema sanitario, lavoreranno spalla a spalla con noi. Se la comunità internazionale è preoccupata, assicuriamo che non ci saranno discriminazioni all’interno della nostra cornice di Sharia. Permetteremo alle donne di lavorare e studiare all’interno del nostro sistema.

Le nostre donne sono musulmane e saranno quindi felici di vivere dentro la cornice della Sharia. Permetteremo alle donne di studiare e lavorare all’interno della cornice della Sharia, saranno attive nella società ma rispettando i precetti dell’Islam. Le donne sono parte della società e garantiremo i loro diritti nei limiti dell’Islam».

«Non ci saranno discriminazioni all’interno della nostra cornice di Sharia», hanno detto, senza dare però ulteriori dettagli sul sistema della Sharia, ovvero sulla legge islamica. In che modo lo permetteranno? Ci saranno delle limitazioni? Continueranno a prendere alla lettera la Sharia oppure hanno davvero compreso di non poter leggere letteralmente un libro composto quando le donne davvero non avevano diritti? Un giornalista ha voluto chiedere quale fosse la differenza fra i talebani di oggi e quelli degli anni ’90.

Il portavoce Zabihullah Mujahid risponde: «È una domanda ideologica. Posta così la risposta è: non ci sono differenze. Eravamo e siamo musulmani. Le differenze riguardano l’esperienza acquisita e saranno positive: la nostra politica sarà complementare a quella di allora». Una risposta che un po’ ci preoccupa. Prima affermano che le donne avranno dei diritti, che le persone non saranno perseguitate, ma poi affermano che non ci saranno differenze fra i talebani di ieri e di oggi. «Stiamo lavorando seriamente per formare il governo. Quando sarà pronto lo annunceremo».

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Taliban fighters patrol inside the city of Kandahar province southwest, of Afghanistan, Sunday, Aug. 15, 2021. (AP Photo/Sidiqullah Khan)

Si passa poi alla libertà di stampa, che in una dittatura è uno dei problemi principali. Infatti, mentre qui in Italia si urla alla dittatura sanitaria senza minimamente sapere cosa una dittatura sia, in Afghanistan si deve affrontare questo problema seriamente. Tuttavia, i talebani rassicurano anche su questo fronte: «Ci impegneremo per i media all’interno della nostra cornice culturale. I media privati possono continuare la loro attività con alcune richieste: l’Islam è un valore molto importante», sottolineando che i media «non devono essere in contrasto» perché l’Islam «deve essere considerato per lo sviluppo dei programmi. I media devono essere imparziali, possono criticare il nostro lavoro così possiamo migliorare e non devono andare contro l’unità nazionale».

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