Bologna: ennesimo studente universitario suicidato, il sistema universitario e il giornalismo sono colpevoli

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Li avete visti, negli ultimi giorni, tutti quegli articoli sul “laureato più giovane d’Italia“? Beh, impossibile non averlo fatto, considerando che ne ha parlato la gran parte delle testate. Una notizia che, tra l’altro, era semplicemente un modo per far pubblicità a un’università privata che, soprattutto in questo periodo, in pochissimi possono permettersi, dato che addirittura c’è chi non può permettersi neanche un affitto. Ma i media italiani devono obbligatoriamente trasformarla in una notizia nazionale. E gli stessi media, nelle ultime ore, pubblicano la morte di uno studente dell’Università di Bologna, suicidato il giorno della “presunta laurea”. Un’altra vittima di un sistema che pretende troppo, ma non ci prepara a nulla.

La Repubblica, Il Corriere, Fanpage, RomaToday, La Gazzetta del Mezzogiorno, Sky TG24, Vanity Fair, e fin troppi altri ancora: sono queste le testate che pochi giorni fa hanno pubblicato la notizia de “il laureato più giovane d’Italia”, uno studente barese che ha studiato giurisprudenza (una magistrale di cinque anni conseguita in due) alla Luiss, università privata, con due genitori avvocati e dei parenti ex politici. Sarà anche per questo che la notizia è girata così tanto? Certo, probabile. Ma ci fosse stata una, una singola testata a polemizzare sulle rivendicazioni che milioni di studenti, contro quei pochi che si laureano in tempo record, portano avanti da anni.

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Non tutti hanno dei genitori che hanno la possibilità di pagare la retta universitaria, con un affitto in un quartiere vicino all’università, senza dover per forza lavorare. Ma chi parla mai degli studenti lavoratori, di quelli costretti a scegliere il regime part-time o che comunque continuano con quello normale, costretti a lavorare in nero? Non tutti, in più, vivono l’università allo stesso modo, e oggi ci troviamo anche a dire: non tutti riescono a trovare degli affitti decenti per poter studiare. La casa dovrebbe essere un diritto, eppure di questo nessuno, o comunque pochi, ne parla.

I titoli dicono che Nicola il laureato più giovane d’Italia, a solo 20 anni “ha fatto tutto con calma”, coltivando anche i suoi hobby. Ma che messaggio stiamo cercando di trasmettere? Per carità, complimentissimi al neo-laureato, ma in quanti possono dire di avere anche solo il tempo di coltivare le proprie passioni e intanto studiare, e magari anche lavorare? C’è chi lavora, studia e passa ore sui mezzi pubblici, e le passioni le guarda solo con il binocolo. Perché nessuna testata denuncia situazioni del genere?

Mesi fa sono riuscita a far parlare dell’ansia in università, della salute mentale e di tutti gli studenti che si suicidano a causa di un sistema che pretende troppo da noi, che siamo solo esseri umani. Forse se n’è parlato per una, massimo due, settimane, e poi di nuovo i “laureati in tempi record”. Ma adesso che un altro di noi, che un altro studente, un altro essere umano, si è suicidato a causa dell’università, che ha detto di star per laurearsi ma a cui mancavano troppo esami, cosa vogliamo fare?

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Care testate, basta inseguire la notizia, basta parlare dei tempi record, basta parlare di chi si laurea in due anni invece che in cinque. Parlate di come l’università italiana ci metta in testa nozioni su nozioni senza metterci minimamente alla prova, parlate di come ci trattano quasi come androidi, idee di qualcun altro ma nessuna personale, parlate di come i professori spesso e volentieri abusano del loro potere per umiliare sistematicamente ogni singolo studente, parlate di come in Italia ci siano meno laureati che in tutta Europa, parlate di come, chi si laurea, poi scappa. Parlate di come il nostro futuro è incerto, e nessuno ci aiuta, né ci ascolta.

Università: studente suicidato a Bologna

Venerdì 7 ottobre è stato trovato da alcuni operai un cadavere nella acque del fiume Reno, a Bologna, sotto al Pontelungo. Dopo ore, il cadavere è stato identificato: la vittima è uno studente universitario fuorisede, originario dell’Abruzzo, di 23 anni. Indagando ascoltando gli amici e colleghi di università e leggendo i messaggi sul cellulare, è subito evidente la pista del suicidio.

Sembrerebbe infatti che il ragazzo avesse detto ai suoi parenti e ai suoi conoscenti di essere proprio alla fine del suo percorso universitario, e che avrebbe discusso la tesi proprio quel 7 ottobre. Tuttavia, la realtà era un’altra: gli mancavano diversi esami. Pur di continuare, pur di non accettare il “fallimento”, pur di non essere fuoricorso, ha scelto la morte. E chiediamocelo, il perché. Perché i ragazzi considerano un fallimento il percorso universitario? Perché, piuttosto che fare una rinuncia agli studi, si suicidano?

Per la pressione sociale. Per i laureati in tempi record (occhio, non è colpa di chi finisce il percorso universitario prima, bensì dei giornali che lo sponsorizzano). Per chi non ha mai frequentato l’università, e si permette di giudicare. Per i docenti che non ricordano di avere di fronte degli esseri umani. Per programmi di studio che non ti invogliano a studiare. Per un sistema che causa troppe vittime. Perché all’estero gli studenti che si suicidano o non si laureano o vanno in fuoricorso sono delle eccezioni? Perché qualcosa, qui in Italia, non funziona.

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Solo un anno fa un altro studente si suicidava a Bologna. Anche lui, originario di Pescara e studente di Economia e Commercio, aveva invitato i suoi genitori a raggiungerlo lì in vista della sua laurea. Tuttavia, la sua laurea quel giorno non c’era. Dietro a un suicidio c’è sempre la depressione, ci sono persone che non sono riuscite a chiedere aiuto, persone che sono esplose dentro. Persone che probabilmente sono deluse da se stesse. Persone arrivate al limite.

Vogliamo ricordarvi del progetto “Vivere meglio” di ENPAP, con 12/14 sedute con uno psicologo completamente gratuite. Allo stesso modo, mi voglio rivolgere agli studenti universitari: non è semplice, lo so quanto voi. Ti senti una delusione, un fallimento, ma ricorda che ti ci fanno sentire così, ma non lo sei. Per favore, se hai dei pensieri suicidi, chiedi una mano. Abbi il coraggio di salvarti. Non lasciare che ti trasformino in un’altra vittima di questo sistema, ma lotta. Lotta per tutti quelli che non ce l’hanno fatta. Lotta per te stesso. Lotta non per quella corona, ma per la tua vita.

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