Lo sportello psicologico nelle università c’è già, ma non basta: CNSU ha presentato un’interrogazione alla ministra Bernini

Condividi

Due studenti sono morti nel 2023, ed entrambi hanno utilizzato il termine fallimento nelle loro lettere d’addio. In un’Italia e in un governo che non fa che parlare di merito, e merito e ancora merito, gli studenti vogliono quanto prima delle risposte da parte dalla Ministra dell’Università Anna Maria Bernini che, tra l’altro, ha aspettato un bel po’ di giorni per fare un post (e non dal suo profilo privato, dove invece è presente ancora oggi la foto dello studente di 20 anni laureato tramite università private in giurisprudenza, bensì da quello del Mur). Ha promesso dei presidi. Insomma, il supporto psicologico che nelle università già c’è, e va troppo a rilento!

bernini-studenti-suicidati-università

Nell’articolo di La Repubblica si dice il nome del ragazzo, ma noi abbiamo scelto di non scriverlo. Vi diciamo che lui, il primo universitario suicidato nel 2023, aveva 22 anni e si è suicidato il 15 gennaio, una settimana prima dell’inizio della sessione invernale. “Fallimento, università e politica“, ha scritto su un biglietto d’addio. La seconda, invece, è stata una studentessa di 19 anni. Si è suicidata nel bagno della sua università, la IULM di Milano, impiccandosi. Anche lei, nel suo biglietto da visita, ha chiesto scusa per i fallimenti in ambito di studi.

Ma il fallimento è dello Stato, il fallimento è di un Paese che ci fa credere che l’università sia un obbligo per essere realizzati e per essere qualcuno, e che è meglio essere morti piuttosto che fuoricorso. Che ci vogliono 3 anni per laurearsi in triennale e se non ci riesci, allora sei peggiore degli altri e non vali nulla, che se uno riesce a laurearsi in tempi record, non importa che lui frequenti un’università privata, che non abbia mai dovuto lavorare in vita sua e non ha mai avuto motivo di avere un minimo di preoccupazione economica, allora ce la devi fare pure tu e se non ci riesci, significa che sei un fallimento.

Il fallimento è di chi crede che il problema siano solo i giovani che sono deboli, e non degli adulti e dei docenti e dei giornalisti che ci mettono pesi e pesi sulle spalle. Pesi che, alla fine, finiscono per schiacciarci. Il fallimento è una ministra che aspetta giorni interi prima di pubblicare qualcosa, e non lo fa dal suo profilo personale, con l’empatia che meriterebbe una storia del genere, ma lo fa con

la freddezza degna di chi davvero non ha a cuore la vita degli studenti. Perché per lo studenti più giovane laureato in giurisprudenza, ci sono belle parole e foto. Ma per gli studenti suicidati, per gli studenti che chiedono aiuto, neanche un misero post.

bernini-studenti-suicidati-università

Il CNSU vuole più risposte dalla ministra dell’Università: basta suicidi!

«Il ministro Anna Maria Bernini ha deciso di predisporre un provvedimento finalizzato alla creazione, da concordare con le Università, i Conservatori e le Accademie che non vi abbiano gia [sì, proprio così, perché un post del genere, di tanta importanza, non merita neanche di essere riletto, ndr.] provveduto, di un presidio per il benessere psicologico degli studenti», leggiamo nel post pubblicato ieri sulla pagina ufficiale del Mur. Peccato che i supporti psicologici ci siano già in università, solo che prevedono attese che arrivano persino a mesi, dato che sempre più studenti ne hanno bisogno.

Spiegano che questo presidio «sarà caratterizzato da una attività di consulenza e di mentoring volta a fornire un supporto che migliori la qualità della vita delle studentesse e degli studenti», cosa che, ripetiamo, già era fornita dalla gran parte delle università. Commenta poi la stessa ministra: «Aumentano le fragilità, legate al post covid o alla necessità di misurarsi con un futuro mercato del lavoro che richiede performance sempre più alte. Ma aumenta soprattutto il timore del giudizio negativo degli altri». Nessuna parola per il sistema universitario che è antico e non incentiva gli studenti a studiare e a essere felici.

bernini-studenti-suicidati-università

Ma poi, poi arriva persino a peggiorare. A quanto pare, l’obiettivo della ministra è quello di «sostenere chi ne ha bisogno, aiutare a capire che il merito è un percorso, ed è soprattutto una conquista con se stessi, non il risultato di una sola volta». Sempre la dannatissima parola merito. L’università, un voto, non è un merito, spesso è semplicemente fortuna. E questo lo spiega bene l’Unione degli Universitari, che in un post su Instagram ha risposto alle parole della ministra: «Il nostro valore non si misura con un voto, non accettiamo di vivere in un sistema che mette la performance al centro dei percorsi universitari».

I ragazzi fanno anche notare come il governo abbia tagliato ben 20 milioni di euro dal bonus psicologico, quindi la ministra dell’Università che parla di salute mentale e di presidi per il benessere psicologico, fa un po’ ridere. In più, i ragazzi fanno anche notare come a mancare siano proprio gli investimenti statali con cui sarà possibile assumere abbastanza professionisti facendo realmente funzionare i benedetti sportelli psicologici. «Veramente non c’erano 20 milioni da investire sulla salute mentale?», chiedono i rappresentanti degli studenti. Domanda a cui, probabilmente, non avremo mai risposta. Anche se la conosciamo già.

«Chiediamo dei percorsi di prevenzione e l’installazione di sportelli di assistenza psicologica gratuiti in tutti gli atenei: deve essere il primo passo per migliorare il benessere degli studenti», aggiungono ancora nel post, e poi concludono: «Non siamo dei numeri. Finché non ci insegneranno che il nostro valore non si misura con un voto e che non siamo dei falliti, la scelta di togliersi la vita continuerà a non essere un caso isolato». Parole dure, ma vere. La ministra, se è vero che ascolta gli universitari come ha detto più volte, si muova. Oppure ascolta solo gli studenti delle università private?

Non perderti le nostre news!

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.