Perché Bella Ciao è un inno alla liberta contro i totalitarismi

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No, Bella Ciao non è una canzone comunista, sfatiamo questo assurdo mito. Ad oggi in realtà non riesco a comprendere come qualcuno si indigni se qualcuno la canti o la suoni, in quanto è una canzone per la libertà contro la dittatura e contro la guerra. Ora non vorrei fare nomi e cognomi, ma lo farò comunque: non è stato Matteo Salvini a dire di essere contro la guerra? Allora perché da sempre va contro una canzone che va contro qualsiasi tipo di violenza? Ma non siamo qui per parlare di lui, almeno oggi. Oggi parliamo di Bella Ciao, di una canzone scelta come lotta alla guerra in quanto, pensate un po’, senza alcun riferimento politico e religioso.

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Qualcuno la conosce per le cover che sono diventate popolari nel corso degli anni: dai Modena City Ramblers alla Banda Bassotti, ma anche a livello internazionale abbiamo Ska-P e Tom Waits. Altri ancora l’hanno conosciuta scendendo in piazza a manifestare, o persino ai Pride, in quanto è davvero una delle canzoni che, non solo in Italia, rappresentano la libertà. E poi ci sono quelli che l’hanno conosciuta in quanto fa parte della colonna sonora La casa di carta. In qualsiasi modo, sono poche le persone, in Italia e nel mondo, a non conoscere questa splendida canzone.

Di recente tra l’altro è entrata a far parte del drama italiano a causa della Lega: una docente l’aveva assegnata come compito per le vacanze pasquali, e qualche genitore ha deciso di essere ignorante (nel reale senso della parola, sia chiaro) e indignarsi, inviando la foto del compito scritto sul diario al consigliere comunale del gruppo Misto, ex Lega, Gabriele Padovani. Poi è intervenuto anche Andrea Liverani, consigliere regionale della Lega. Ed entrambi hanno dimostrato di aver bisogno di fare quel compito così come gli studenti e i genitori.

Perché Bella Ciao non è una canzone politica. Non è una canzone religiosa. Non è una canzone per cui indignarsi. Non è una canzone comunista. Non è una canzone per drogati. È una canzone antifascista (e non siamo forse tutti antifascisti?). È una canzone contro i totalitarismi, contro la guerra, contro la dittatura. È una canzone di resistenza. Per questo ci sembra proprio assurda l’indignazione delle destre internazionali. Ma ricordate cosa disse Giorgia Meloni quando i Commissari europei socialisti la cantarono?

«Commissari europei intonano Bella Ciao. Solo io reputo scandaloso questo ridicolo teatrino da parte delle più alte istituzioni europee? Non hanno nulla di più importante di cui occuparsi?», chiese. Preferisce il collega che si ubriaca in spiaggia o quello che parla di prostitute? O forse preferisce lo stesso remix di Io sono Giorgia? Ci sono tante cose per cui le istituzioni dovrebbero vergognarsi, ma fra queste non c’è il cantare Bella Ciao.

Bella Ciao: quello che devi sapere prima di (non) cantarla

La storia

Partiamo dalla parte storica. Sebbene si pensi che fosse una canzone cantata dai partigiani mentre liberavano l’Italia dal fascismo (e anche se fosse questa la versione più fattibile, davvero faccio fatica a comprendere per quale motivo sia odiata dalla destra), in realtà ci sono state nel corso degli anni diverse testimonianze anche da parte di studiosi che non la vedono collegata a quel periodo storico. Si ritiene invece che sia stata cantata nel dopoguerra, quando quindi la guerra era già conclusa.

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Getty Images

Ovviamente ci sono anche delle testimonianze, come quelle degli storici Cesare Bermani e Ruggero Giacomini, che la vedono cantata da alcune brigate durante la Resistenza. Per il primo, Bella Ciao era l’inno di combattimento della Brigata Maiella in Abruzzo, ma si rende anche conto che non esistono dei documenti scritti con la canzone, come avviene con altre. Per cui la spiegazione più plausibile per lui è che «a metà anni Sessanta, il centrosinistra al governo ha puntato su Bella ciao come simbolo per dare una unità posteriore al movimento partigiano».

Per il secondo, invece, la prima attestazione scritta di Bella ciao come canto della Resistenza italiana sarebbe nell’opuscolo “La rappresaglia tedesca a Poggio San Vicino” scritto da don Otello Marcaccini e pubblicato nel luglio 1945, dove leggiamo, dopo la commemorazione delle vittime, «se io morissi da Patriota, Bella ciao, ciao ciao». Un’altra testimonianza secondo questo studioso è una lettera datata 24 aprile 1946 scritta dalla russa Lydia Stocks ad Amato Vittorio Tiraboschi:

«Quando penso di tutto ciò, ho voglia di piangere perché ancora ricordo tutto quello che abbiamo provato, tutti quele giovani ragazzi che andavano morire con il canto Bella ciao. E poi venivano ferite e morti, che non dimenticherò mai finché vivrò, perché ho amato con tutto il mio cuore tutti quelli ragazzi e amerò sempre. Per me la Italia [è] stata una seconda Patria e lo amo popolo Italiano con tutti i suoi difetti. Quanto sarò felice se la Italia di nuovo sarà in piedi, ma senza i Fascisti… Non tanti che possano comprendere tutto questo, ma Voi, sì, perché avete sofferto con noi».

Tuttavia, non ci sono altri documenti scritti in cui Bella Ciao appare come canzone partigiana. Il primo è nel 1953, quando la guerra era ormai conclusa. Non è presente neanche nel Canzoniere Italiano di Pasolini o nei Canti Politici di Editori Riuniti. Al contrario, una canzone della resistenza che invece veniva cantata, è Fischia il vento, che era l’inno ufficiale delle Brigate partigiane Garibaldi. Tuttavia, nel corso degli anni che hanno seguito la guerra fino ai tempi moderni, Bella Ciao è divenuta la canzone della liberazione, contro la guerra e le dittature.

Pensate che, oltre alle guerre e alle manifestazioni in Italia (fu cantata nelle manifestazioni operaie e studentesche del ’68), Bella Ciao è stata cantata persino nella piazza Taksim di Istanbul per manifestare contro Erdogan, così come è stata cantata a Parigi dall’attore comico francese Christophe Alévêque durante le commemorazioni funebri delle vittime della strage avvenuta nella sede del settimanale satirico francese Charlie Hebdo. Nel 2019 l’hanno cantata anche i manifestanti per l’indipendenza della Catalogna e anche quelli cileni a Plaza Italia, per manifestare contro il presidente Piñera.

Il testo

Stamattina mi son svegliato
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
Stamattina mi son svegliato
e ho trovato l’invasor.

Oh partigiano, portami via
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
oh partigiano, portami via,
che mi sento di morir.

E se io muoio lassù in montagna
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
e se io muoio lassù in montagna
tu mi devi seppellir.

E seppellire sulla montagna,
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
seppellire sulla montagna
sotto l’ombra di un bel fior.

E quelle genti che passeranno,
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
e quelle genti che passeranno
mi diranno: “Che bel fior”.

È questo il fiore del partigiano,
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
è questo il fiore del partigiano
morto per la libertà.

Significato del testo

Il tema principale della canzone è la morte per la patria e per la libertà, ambientata durante a una guerra (quella fascista-nazista, in questo caso) come si comprende dall’invasor. Descrive principalmente cosa si prova durante la guerra: ci si sente di morir. Subito dopo si prende il considerazione proprio la possibilità di morire e poi quella di essere seppellito, per poi rinascere. Infatti l’essere seppellito e poi la fioritura di un fiore, non è altro che la rinascita dopo un periodo di morte, guerra e dittatura. Infine, l’ultima strofa parla di come quel fiore, quindi quella rinascita, quella libertà, sarà ammirato da chiunque lo guarderà.

Insomma, il significato di Bella Ciao è quello di resistere durante la guerra nonostante tutto, di combattere non solo per il proprio futuro ma per quello di tutto il popolo, in modo da liberarlo e di far sì che non debba più subire un periodo tanto buio. Per questo motivo, per questo significato, la canzone è considerata l’inno della libertà contro le dittature. E proprio per questo viene lecito chiedersi perché le destre italiane, quello che si offendono se vengono chiamate fasciste, si arrabbino così tanto se una canzone tanto bella viene intonata dai cittadini.

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