DDL Zan: Arcilesbica dalla parte di Renzi, Lega e della destra

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Che non tutta la comunità LGBT sia a favore del DDL Zan, lo avevamo già constatato quando abbiamo parlato di asessualità e afobia, tuttavia un conto è ritenere che il DDL Zan non sia abbastanza inclusivo proprio perché non include esplicitamente tutta la comunità (come le persone asessuali), un altro è essere contrari perché si ritiene che sia discriminatorio nei confronti delle donne, portando anche argomentazioni alla pari della destra italiana, come ritiene Arcilesbica Nazionale.

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Fonte: Pinterest

In realtà già da un po’ di tempo Arcilesbica si è sempre espressa contraria a molte lotte da parte della comunità LGBT, in particolare quelle che hanno a che fare con la comunità trans e con l’identità di genere (alla pari delle RadFem italiane), e anche questa volta non fa differenza. «Arcilesbica, nota organizzazione renziana di estrema destra che non fa parte del mondo lgbtq a insindacabile giudizio di Simone Alliva (espresso all’unanimità peraltro) con simpatie salviniane e meloniane e vicina alle posizioni di Orban dice che il ddlZan andrebbe rivisto», ha scritto un utente su Twitter.

Questa volta, però, il drama è iniziato a causa di un’intervista di Cristina Gramolini, «58 anni, insegnante, presidente di Arcilesbica» con La Repubblica, in cui ha espresso il suo dissenso nei confronti della legge che la gran parte della comunità LGBT e non solo è apprezzata. Intervista che è stata condivisa come ha creato diverso scalpore e anche risposte da parte di altre donne lesbiche e femministe che non sono minimamente d’accordo con la presidente dell’associazione.

Cosa non è il DDL Zan

Non voglio far approvare il DDL Zan perché sono contro l’utero in affittoLetteralmente il DDL Zan è una legge che lotta contro la discriminazione e la violenza omotransfobica, quindi l’utero in affitto non c’entra nulla con questa proposta di legge. In più sottolineiamo anche che in Italia la «gestazione per altri», conosciuta in altri termine con «utero in affitto», è illegale. Quelle della destra che quindi usano l’utero in affitto come scusa per andare contro il DDL Zan, sono quindi delle fake news.

È liberticida: no. Il DDL Zan non è liberticida. L’articolo 4 dello stesso (ancora una volta, prima di criticare sarebbe utile informarsi, anche per evitare di fare figuracce) recita: «Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime ri­conducibili al pluralismo delle idee o alla li­bertà delle scelte, purché non idonee a de­terminare il concreto pericolo del compi­ mento di atti discriminatori o violenti». Potete comunque trovare il testo completo e leggerlo con i vostri occhi qui.

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Fonte: Pinterest

Esiste già una legge: no, non esiste già una legge. L’articolo 61 del codice penale che in genere viene citato come legge già esistente prevede che un giudice possa applicare le aggravanti presenti nell’art. 61 del codice penale se una persona viene picchiata per il proprio orientamento sessuale o per la sua identità di genere o per la sua disabilità, tuttavia non è obbligato a farlo. Quindi una persona potrebbe essere più tutelata. Non penso questo sia normale.

Fuori i bambini dalla politica. Il DDL Zan prevede la strategia Nazionale attivata dall’UNAR, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del dipartimento per le Pari opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri, che è già presente con interventi anti-discriminatori nei campi dell’educazione e dell’istruzione, come anche in quelli del lavoro e delle carceri. Il loro nome è corso di educazione al rispetto. Quindi, cara destra, non si tratta di educazione gender, ma solo di educazione a rispetto di chi ama una persona delle stesso sesso, di chi ha un colore di pelle diverso dal tuo o, ancora, di chi non si identifica nel sesso in cui nasce.

Gramolini e Arcilesbica contro il DDL Zan

«Proteggere omosessuali e transessuali dalle discriminazioni e dalle violenze motivate dagli stereotipi di genere, senza aprire a due pratiche contrarie ai diritti delle donne, cioè gestazione per altri e transizione sessuale tramite la semplice autodichiarazione», scrive la pagina di ArciLesbica Nazionale su Facebook, allegando poi lo screenshot dell’articolo con La Republica, in cui si spiega che «l’esponente del movimento lesbico il provvedimento così com’è non va bene e minaccia i diritti delle donne».

Nell’articolo la Presidente di Arcilesbica dice che è addolorata da questo conflitto sulla legge, poiché lei è «attivista lesbica da una vita, ho 58 anni, insegno in un liceo, ma è da quando facevo la supplente che so cos’è la paura: di essere discriminata, insultata, aggredita. Perciò vorrei che il ddl venisse approvato: è importante che un Paese stabilisca che l’omotransfobia è una cosa brutta, da punire in modo esemplare», tuttavia ritiene che vada cambiata.

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Fonte: 24Emilia

«Così com’è non va bene. Lo diciamo da mesi. Da quando il testo era in discussione alla Camera abbiamo scritto, fatto delle riunioni con Alessandro Zan per spiegargli che in quegli articoli ci sono grossi rischi di interpretazione che spalancano le porte a scenari aberranti» e gli scenari a cui allude sono quelli «senza modifiche, chi critica le persone che vanno all’estero a fare la Gpa (ossia affittare un utero per avere un figlio, ndr) potrebbe essere denunciato per omofobia», insomma il solito art. 4.

Ha poi dato ragione a Renzi, sebbene non si consideri renziana: «Renzi ha detto una cosa di buon senso: rivediamo i punti più controversi e poi stringiamo un patto solenne fra tutte le forze politiche per approvarla subito alla Camera. Mi pare che Lega e Fi siano d’accordo e ritengo ottuso pretendere di non cambiarla di un millimetro pur in presenza di pesanti controindicazioni. Soprattutto sull’identità di genere». Proprio quest’ultimo punto proprio non piace all’attivista perché:

«Nuoce ai diritti delle donne, alle nostre poche quote, alle nostre poche pari opportunità, ai nostri sport subalterni che non possono essere ceduti al primo uomo che si alza un giorno e decide di dichiararsi femmina. Fra poco ci sono le olimpiadi. Se un maschio dice che si sente donna e vuole partecipare ai tornei, con la Zan lo può fare.

Pensiamo a Valentina Petrillo, una trans italiana che intende concorrere alle competizioni femminili. L’espressione “identità di genere” è troppo ampia. Basterebbe estendere la definizione di transessuale, già prevista da una legge dello Stato, anche a quelli che sono nel percorso della transizione, non solo a chi lo ha completato».

La risposta ad Arcilesbica

Non hanno tardato ad arrivare le risposte ad ArciLesbica e alla Presidente Gramolini. Un utente infatti ritiene assurdo che un’insegnante non ritenga che «potrebbe verificarsi il caso che “chi critica le persone che vanno all’estero a fare la Gpa” sia denunciato per omofobia», e commenta in questo modo: «immagina questa (pure insegnante!) cosa capisce di quel che le dicono gli studenti durante le interrogazioni!!». Tuttavia, la risposta più completa arriva da parte di Marilena Grassadonia, la Responsabile Diritti Sinistra Italiana, che scrive direttamente al Direttore Molinari:

«Gentilissimo Direttore Molinari,

ho letto l’intervista che il Suo giornale la Repubblica ha fatto alla presidente di Arcilesbica Nazionale Cristina Gramolini. Fermo restando che lungi da me l’idea di darle suggerimenti sulla linea editoriale del giornale, mi preme informarla che la sig.ra Gramolini rappresenta l’associazione di cui sopra e non tutte le lesbiche italiane. Dico questo da donna lesbica, femminista, attivista lgbt+, nonché già presidente di una delle maggiori associazioni lgbt+ nazionali del panorama italiano come Famiglie Arcobaleno e attualmente componente della Segreteria Nazionale di un partito.

La mia conoscenza del panorama lgbt+ nazionale e non solo, mi dà la tranquillità di poter affermare che le tesi portate avanti da Arcilesbica Nazionale non sono in alcun modo le tesi della maggioranza delle associazioni e delle persone lgbt+ del nostro Paese. Ne è testimonianza la quantità di gente che ha in questi mesi riempito le piazze dei Pride a sostegno del #ddlZan.

Mi permetto quindi di suggerirLe l’opportunità di dare voce anche alle tante donne, lesbiche e femministe che in questo dibattito prendono parola in maniera netta a favore della disegno di legge dando la propria visione anche sugli argomenti evidenziati nell’intervista di oggi.

Infine mi preme sottolineare l’importanza di porsi in ascolto soprattutto delle persone trans che in questo dibattito sono purtroppo spesso “oggetto” di discussione e non soggetti a cui si riconosce la dignità di un pensiero. Certa della Sua attenzione, La saluto cordialmente».

Ma non solo. Molti utenti su Twitter hanno espresso la propria opinione in seguito a quell’intervista che proprio non è piaciuta alla comunità che non condivide le idee di Arcilesbica, anche se femministe o lesbiche. Ovviamente noi non sosteniamo alcun insulto nei confronti dell’associazione perché, ricordiamo, è lecito avere opinioni diverse, per cui è importante esprimersi sempre con educazione e rispetto, altrimenti non si è diversi dagli omofobi e dai sessisti.

Ovviamente Matteo Salvini e la Lega hanno già usato le parole dell’insegnante Gramolini a proprio favore perché, si sa, se una persona lesbica e femminista è dalla loro parte, allora sono dalla parte della ragione. A chi importa che poi ci siano tantissime altre donne lesbiche e femministe che non la pensano allo stesso modo? Noi daremo spazio a loro, ecco cosa pensano tantissime donne, lesbiche e femministe (e non solo).

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