Afghanistan: i talebani hanno decapitato una pallavolista?

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Abbiamo seguito con molta apprensione la situazione in Afghanistan, abbiamo ascoltato le prime promesse umane dei Talebani e abbiamo visto come non sono stati in grado di mantenerle sin da subito. Abbiamo visto in che modo si sono comportati con le persone LGBT e non pensavamo che potesse andare persino peggio. Eppure nelle ultime ore è arrivata una notizia orribile: Mahjubin Hakimi, una giocatrice della nazionale giovanile di pallavolo dell’Afghanistan, è stata decapitata dai talebani a Kabul. La notizia è stata però smentita dal giornalista Nico Piro.

La situazione in Afghanistan non sembra migliorare, ma solo peggiorare. Da una parte per le donne, dall’altra per le persone LGBT che non vengono considerate da tutti come dei rifugiati politici, addirittura ad alcuni di loro viene chiesto di dimostrare di essere omosessuali, e quindi finiscono per essere violentati e picchiati dai talebani che tramite delle app di incontri ingannano le persone per poi far loro del male. Abbiamo anche letto l’appello e delle testimonianze, ma per le donne, però, la situazione non è minimamente migliore.

Abbiamo ascoltato con i brividi la conferenza stampa dei talebani in cui dicono di essere cambiati, di voler rispettare i diritti delle donne di lavorare o essere indipendenti, come anche hanno detto di rispettare l’orientamento politico, tanto che hanno detto che non si vendicheranno delle persone che sono state amiche della democrazia. Hanno precisamente affermato che «non ci vendicheremo con nessuno. I diritti delle donne saranno tutelati dalla Sharia». Ma qualcuno ci ha creduto?

«Ci impegniamo per i diritti delle donne all’interno della Sharia. Le donne potranno avere attività in settori e aree diverse, come l’educazione e il sistema sanitario, lavoreranno spalla a spalla con noi. Se la comunità internazionale è preoccupata, assicuriamo che non ci saranno discriminazioni all’interno della nostra cornice di Sharia. Permetteremo alle donne di lavorare e studiare all’interno del nostro sistema.

Le nostre donne sono musulmane e saranno quindi felici di vivere dentro la cornice della Sharia. Permetteremo alle donne di studiare e lavorare all’interno della cornice della Sharia, saranno attive nella società ma rispettando i precetti dell’Islam. Le donne sono parte della società e garantiremo i loro diritti nei limiti dell’Islam».

Parole dei talebani alla conferenza stampa

Tuttavia nella stessa conferenza stampa dissero anche che avrebbero rispettato «i media all’interno della nostra cornice culturale. I media privati possono continuare la loro attività con alcune richieste: l’Islam è un valore molto importante», sottolineando che i media «non devono essere in contrasto» perché l’Islam «deve essere considerato per lo sviluppo dei programmi. I media devono essere imparziali, possono criticare il nostro lavoro così possiamo migliorare e non devono andare contro l’unità nazionale».

Nella realtà però, come fa sapere Committee to Protect Journalists (CPJ), «i talebani questa settimana hanno perquisito le case di almeno quattro giornalisti e operatori dei media», facendo sapere che «sta indagando sulle ultime notizie secondo cui militanti talebani oggi hanno picchiato almeno due giornalisti nella città di Jalalabad, provincia di Nangarhar (Est), dove stavano seguendo una manifestazione contro la presa del potere da parte dei talebani.» Dopo settimane, la situazione non è cambiata.

Afghanistan: la denuncia della sua allenatrice

La prima testata a condividere la notizia è stato il Persian Independent, che ha riportato la denuncia della sua allenatrice che, per proteggersi, ha deciso di restare anonima. Racconta che la ragazzina sarebbe stata uccisa a inizio ottobre, tuttavia i familiari hanno deciso di non diffondere la notizia per evitare le rappresaglie, e solo loro sapevano che fosse morta. La ragazza giocava nella squadra comunale della capitale afghana e per la nazionale giovanile del Paese, e abbiamo già visto come le sportive siano in pericolo in Afghanistan.

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L’allenatrice della nazionale giovanile ha spiegato che tutte le altre «sono state costrette a fuggire e nascondersi» cercando «aiuto da organizzazioni e Paesi internazionali non hanno avuto successo». La squadra di volley dell’Afghanistan ha anche spiegato di temere le violenze dei talebani; le ragazze che invece sono riuscite a scappare hanno detto che ad agosto una delle loro compagne è stata uccisa a colpi di pistola. Tra l’altro, l’allenatrice ha anche detto che i talebani «hanno cercato di identificare le atlete; in particolare quelle della nazionale di pallavolo, che in passato ha gareggiato in competizioni internazionali ed è apparsa in tv».

«Guardatela come se fosse vostra figlia: Mahjabin è stata decapitata, perché di etnia hazara e perché giocava a pallavolo senza hijab. Questo è oggi l’Afghanistan. Abbiamo persone lì che sono cadaveri ambulanti. Fermiamo questo genocidio con i corridoi umanitari o ne saremo responsabili», ha scritto Mauro Berruto, commissario tecnico della nazionale maschile di pallavolo e responsabile sport del PD che a fine agosto era riuscito a salvare in Italia un’atleta afghana. Ha anche proposto un minuto di silenzio per la ragazza.

È una fake news?

Per chiarezza, vi riportiamo anche il thread di Nico Piro, un giornalista della Rai, che ieri ha scritto che «molti mi chiedono della storia della pallavolista afghana uccisa dai talebani di cui (sono all’estero) la stampa italiana riporta la notizia che è stata diffusa per primo dalla versione in persiano dell’Indipendent. Ora il discorso è delicato, seguitemi per favore. Da quello che mi risulta NO la notizia non è vera, la ragazza non è stata nè uccisa nè tantomeno decapitata dai talebani. La povera ragazza si sarebbe suicidata, giorni prima della caduta di Kabul. Ora la tragedia non cambia».

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«Che una ragazza sorridente e di successo si uccida è ugualmente simbolico della situazione in cui versa il Paese e del dolore per la sua famiglia. La vicenda mi pare sia diventata parte di quella narrazione anti-taleb sostenuta da tanti esuli. Non significa che i taleb siano buoni ma se una notizia non è vera, resta tale. Poi come sempre in Afghanistan e a maggior ragione oggi che abbiamo perso tanti coraggiosi giornalisti locali, fonti sul campo, ci vorrà tempo per capire cosa è accaduto e perchè si sia diffusa questa notizia proprio ora», ha aggiunto.

Infine, conclude: «Questa triste vicenda ci deve comunque aiutare a NON DIMENTICARE le decine di migliaia di afghani a rischio che continuano a cambiare letto ogni notte e per i quali non c’è speranza di uscire dal Paese se non pagando cifre astronomiche e con rischi enormi #corridoiumanitari ORA». La notizia poi è stata smentita da fonti certe: la ragazza si è suicidata a inizio agosto, ancora prima che i talebani salissero al potere. Ciò non toglie che delle persone stiano comunque morendo e soffrendo, tuttavia questa volta la tragedia è il suicidio di una ragazza e non la sua decapitazione.

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