Quello che non riuscite a comprendere dalle richieste degli “pseudo studenti”

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Un po’ ho sorriso quando ho letto il tweet di Francesco Giubilei sugli “pseudo studenti” (così li chiama lui). Ho sorriso perché le critiche arrivano quando l’empatia manca, e in genere manca sempre ai figli di papà che non hanno mai dovuto subire quelle sofferenze che, secondo la loro opinione, gli altri studenti dovrebbero sopportare perché non sono nati in una famiglia aristocratica che gli ha potuto permettere di pagare un affitto nella città dell’università scelta, che essa sia Roma oppure Londra.

Scrivo quest’articolo perché trovo assurdo quanto inaccettabile come per la destra (perché, spiace, ma le critiche arrivano solo dalla destra) gli studenti debbano obbligatoriamente soffrire per guadagnarsi la laurea. Gli affitti di un monolocale sono troppo elevati? Allora prendi una stanza. La stanza costa troppo? Prendi una doppia. E anche la doppia costa troppo? Allora prendi qualcosa in periferia. I mezzi costano troppo? Lavora mentre studi. Non riesci a trovare il tempo per studiare fra lezioni e lavoro e finisci fuoricorso? Sono fatti tuoi, nessuno ti obbliga a studiare, lascia l’università. Hai lasciato l’università? Non troverai mai lavoro senza una laurea.

E potrei continuare davvero all’infinito. Qualsiasi cosa gli studenti dicano, non va mai bene, perché continua a esserci questa cultura della sofferenza per cui se ho sofferto io dieci, venti o trenta anni fa, allora devi soffrire anche tu. Come abbiamo detto più e più volte, però, la nostra è la generazione che vuole mettere fine a questo loop di sofferenze e fatiche che si tramanda di generazione in generazione come una malattia ereditaria di cui non riusciamo proprio a liberarci, e quindi i ragazzi, gli studenti (e non gli pseudo, che se cominciano a dire chi è o non è, cade mezzo governo Meloni), scendono in piazza a manifestare e a far sentire la propria voce.

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Ho intitolato l’articolo come «quello che non riuscite a comprendere dalle richieste degli “pseudo studenti“», riprendendo quello che scrissi mesi fa in seguito alle manifestazioni in tutta Italia in cui ci si lamentò anche della crisi abitativa, che è l’argomento principale di cui la destra proprio non vuol parlare. In quel caso presi come esempio Perugia, in quanto ai tempi l’Adisu, che dovrebbe garantire il diritto allo studio, aveva tagliato più di 600 posti letto nei propri dormitori studenteschi, quindi pur essendo idonei, molti studenti si sono trovati comunque senza un tetto sopra la testa.

In più, ancora oggi, è difficile trovare una casa da affittare, in particolare con l’arrivo dell’estate dove molti vogliono le case libere per i turisti, affittandole a prezzi molto più alti. Fra qualche mese ci saranno molti studenti che sceglieranno le università, molti studenti che avranno bisogno di un tetto sopra la testa per poter studiare per il loro futuro. Ci saranno tantissime persone in tutta Italia che non potranno scegliere di essere pendolari (come fai a essere pendolare dalla Puglia all’Umbria?). Il governo deve fare qualcosa per il futuro dell’Italia. Perché senza una laurea non troviamo lavoro, se non troviamo lavoro non facciamo una famiglia. Non è questo il loro obiettivo principale?

Gli pseudo studenti che non hanno la fortuna di essere figli di papà

Partiamo dal tweet che ha fatto scoppiare la polemica. Francesco Giubilei, 31enne di Cesena, consigliere del ministero della Cultura, laureato in Lettere Moderne all’Università degli Studi di Roma Tre, poi in Cultura e Storia del Sistema Editoriale all’Università degli Studi di Milano e che infine ha concluso i suoi studi frequentando una summer school presso la London School of Journalism, ha aspramente criticato gli studenti che non sono figli di papà e che in questi giorni stanno manifestando per il caro affitti e per la mancanza di posti letto.

«Se invece di passare le loro giornate a fare il campeggio in tenda fuori dall’università, certi pseudo studenti passassero il tempo a studiare, potrebbero costruirsi un futuro migliore come fanno migliaia di giovani (tanti pendolari) che con sacrificio frequentano l’università», ha scritto in un acidissimo tweet che ovviamente è subito divenuto virale. Ci fosse una sola cosa giusta in quel che ha scritto, a partire con il “pseudo studenti“. Il fatto che sia un 31enne a lodare ancora e ancora questa cultura della sofferenza, però, fa male. Fa male perché la sua, la nostra, dovrebbe essere la generazione che cambia tutto. Ma evidentemente se sei stato coperto dai soldi dei tuoi genitori, hai l’opportunità di fregartene del resto degli studenti.

In ogni caso, il tweet va virale… E arrivano le risposte e soprattutto chi lo smentisce. Partiamo da un’intervista che ha rilasciato a Il Giornale nel 2010, quando fa sapere che l’alloggio a Roma, dove all’età di 18 anni si sarebbe trasferito per studiare, glielo avrebbero pagato i genitori, in quanto «loro dovere». E per chi non ha i genitori che hanno la possibilità di pagare un affitto molto dispendioso, che si fa? Per chi non ha l’agiatezza di poter star tranquillo a livello economico, cosa diciamo?

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Altri commentano tutte le scuole che lui ha frequentato in quattro diverse città del mondo, partendo dalla triennale a Roma, finendo con la summer school di Londra e quella di New York, chiedendogli se lui facesse il pendolare come consiglia ai tanti studenti che in questi giorni stanno manifestando perché loro, quelle stanze doppie a €600 euro, non possono proprio permettersela. Perché i lavori che gli vengono offerti hanno uno stipendio di €800 contro un affitto di €700.

Io ribadisco: perché sono sempre i figli di papà, perché sono sempre i privilegiati che non hanno mai dovuto essere stressati per il timore di non sapere se riusciranno o no a pagare l’affitto, se riusciranno ad arrivare a fine mese o a pagare le tasse universitarie, a giudicare chi invece lotta per i propri diritti e per il proprio futuro? Perché a dire di dover fare dei sacrifici sono sempre le persone che non ne hanno mai fatti (e, per carità, non li si attacca perché non li hanno dovuti fare, ma semplicemente perché mancano di intelligenza emotiva)?

Insieme a Giubilei (che poi in un altro tweet ha fatto la vittima dicendo di aver lavorato sin da quando aveva 16 anni frequentando università pubbliche e condividendo l’affitto con altri studenti, vantandosi persino di essersi laureato sempre prima del tempo previsto, ma comunque l’affitto glielo pagavano mamma e papà e di preoccupazioni ne aveva evidentemente poche) anche il giornalista Nicola Porro attacca gli studenti in alcuni post su Instagram: «Basta vittimismo degli studenti per il caro affitti. Tutti abbiamo fatto sacrifici». Io mi son anche stancata di rispondere.

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Ma chi è Nicola Porro? Cari ragazzi, Nicola Porro è un pugliese che discende da un’antica famiglia aristocratica latifondista, con un’azienda di famiglia. Ci siam detti tutto, è così? Chissà che sacrifici avrà fatto Nicola Porro, chissà se ha dovuto spendere ore e ore sui mezzi pubblici svegliandosi alle 4 del mattino per arrivare a lezione alle 8. A lavorare, per citarlo, ci andremmo anche, se solo il lavoro fosse pagato adeguatamente e non sottopagato come capita per troppe persone, in particolare per studenti alla prima esperienza.

Quello che ancora oggi non avete compreso delle manifestazioni degli studenti, è che non si sta chiedendo qualcosa di surreale, qualcosa che non esiste. Si sta chiedendo che il proprio diritto allo studio venga rispettato. Dire che gli affitti non sono elevati è vivere nel mondo delle favole, perché in particolare nelle principali città si affitta un monolocale con a malapena un letto e una scrivania a prezzi esorbitanti, e per averne conferma basta fare un giro nelle piattaforme di affitto o nei gruppi social online. Si manifesta non per ottenere qualcosa di nuovo, ma per avere un diritto che dovrebbe essere imprescindibile.

Vergognatevi, voi ignoranti. Ignoranti perché ignorate una parte di popolazione che non è fortunata come voi. Perché pretendete che tutti soffrano, ma voi siete state i primi a vivere nell’agiatezza. Perché non accettate delle manifestazioni pacifiche e democratiche, perché non riuscite a stare in silenzio davanti a situazioni che, evidentemente, non riuscite a comprendere. Cari ragazzi, continuate con le vostre proteste, perché solo in questo modo potremo riuscire a migliorare il futuro.

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