Achille Lauro: il terzo quadro

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Personalmente ritengo che, fino ad ora, il terzo quadro proposto da Achille Lauro sul palco di Sanremo ha suberato tutte le sue esibizioni di questa edizione del Festival della Musica. Artistico, poetico, con un messaggio a dir poco unico, con un monologo iniziale da pelle d’oca recitato da Monica Guerritore e con Emma Marrone che è stata solo la ciliegina sulla torta.

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Fonte: twitter

Ormai è un appuntamento fisso: dobbiamo commentare il quadro, o forse a questo punto sarebbe meglio chiamarli generi musicali, che Achille Lauro ha presentato la sera precedente. Nella prima serata è stato il glam rock, un alieno pieno di glitter, nella seconda invece ha fatto un tributo a Mina con il rock ‘n roll. Infine, ieri, ci ha deliziato con un quadro artistico, interpretando il pop, il genere incompreso. Chissà cosa ci aspetta oggi, chissà quale genere e quale arte porterà oggi sul palco.

Sono il Pop. Presente, passato. Tutti, nessuno. Universale, censurato. Condannato ad una lettura disattenta, superficiale. Imprigionato in una storia scritta da qualcun altro. Una persona costruita sopra la tua persona. Divento banale, mi riducono ad un’idea. Antonomasia di quelli come me. Rinchiudere una persona in un disegno. Ma io ero molto di più. Il pregiudizio è una prigione. Il giudizio è la condanna. Dio benedica gli incompresi».

Se pensiamo che, in fin dei conti, ci sono tanti boomer che in questi giorni stanno giudicando Achille Lauro, forse non c’è tema più adatto che potrebbe trattare. Ovviamente non è l’unico a essere criticato, ormai lo abbiamo imparato. Gli italiani, ma anche tutte le persone al mondo, per non essere razzisti, hanno la brutta abitudine di pensare di sapere tutto. Con il Covid-19 diventano dei medici, con Sanremo dei giudici canori, con i Grammy dei critici. «Il pregiudizio è una prigione», ricordiamolo.

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Fonte: twitter

Achille Lauro è il pop

Il suo quadro, la sua esibizione, il genere pop, è iniziato con un monologo attribuito a Penelope, la moglie di Ulisse nella mitologia greca, recitato dalla talentuosa Monica Guerritore:

«Da quando sono morta ho imparato cose che avrei preferito non sapere, come quando si origlia dietro le porte. Ulisse mi ha raggirata, sostiene qualcuno. Si sapeva che era scaltro e bugiardo, ma non avrei mai pensato che avrebbe usato la sua astuzia anche con me. Non gli ero stata fedele? Non avevo aspettato, vincendo la tentazione, quasi un impulso naturale a comportarmi in un altro modo? Cosa ho raccolto? Sono diventata una leggenda, un bastone con cui colpire altre donne, che non avrebbero saputo essere oneste, pazienti come me.

Ma io avrei solo voluto gridare: “Non seguite il mio esempio”. Ma io non sono più. Non ho più voce con cui parlare, non riesco a farmi capire nel vostro mondo fatto di corpi, di lingue, di dita. Non c’è nessuno che mi ascolta dall’altra parte del fiume, e se qualcuno dovesse raccogliere il mio bisbiglio, lo confonderà con le ebrezze che soffiano tra i giunchi secchi, con il volo dei pipistrelli al crepuscolo, con un brutto sogno.»

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Fonte: twitter

Poi la telecamera si allarga e noi lo vediamo per la prima volta: il palco dell’Ariston è pieno di colonne greche e ci ricordano un tempio, al cui centro c’è lui, Achille Lauro, che impersona la statua di un dio greco, con il corpo dipinto e la tipica veste greca/romana, quella che indossavano gli imperatori o le divinità. A cantare insieme a lui c’è la talentuosa Emma Marrone, anche lei con indosso un abito dello stesso colore della pelle di Achille Lauro, che riesce a mettere in scena un quadro meraviglioso e che fa venir i brividi. Davvero bravi.

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