San Marino: vittoria del sì per il referendum sull’aborto

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Un passo avanti per le donne che vivono a San Marino: il referendum sull’aborto, per cui si è votato due giorni fa, ha dato esito positivo. 77,3% dei voti ha deciso di rendere legale l’aborto, mentre il 22,7% ha votato contrario. «Ci aspettavamo un buon risultato. Quello che abbiamo ottenuto ci soddisfa appieno: è stato un plebiscito con più di tre cittadini su quattro che ha votato sì» ha detto Karen Pruccoli, presidente dell’Uds che ha da sempre sostenuto quest’iniziativa, questo passo avanti per i diritti delle donne.

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Prima di questo referendum a San Marino le donne erano punite con il carcere se ricorrevano all’aborto, anche se rischiavano la vita portando a termine la gravidanza. In poche parole chiedevano loro di scegliere fra la morte o il carcere. Adesso però il terzo Stato più piccolo d’Europa si aggiunge ai paesi civili che in questo periodo hanno deciso di rendere legale l’aborto: «La donna deve chiedere ai servizi sanitari di eseguire l’aborto, e se si rifiutano di farlo, può andare da un giudice e presentare ricorso. Il giudice ora avrà il potere di ordinare l’aborto», disse a riguardo Alex Alí Méndez, costituzionalista ed esperto di aborto, all’Afp.

Non ovunque però va bene. In Texas, ad esempio, di recente è stato approvato l’Heartbeat Act, che vieta l’aborto dopo la sesta settimana e che è ufficialmente la più stringente d’America. Questa legge vieta l’aborto dopo che è stata rilevata la prima attività cardiaca embrionale, quindi dopo circa sei settimane, senza avere delle eccezioni come in caso di stupro o incesto. Gli studiosi tra l’altro ritengono che quello che viene rilevato durante questa fase è solo «una parte del tessuto fetale che diventerà il cuore come l’embrione si sviluppa».

Tuttavia, San Marino è riuscita a liberarsi da questa mentalità medievale, finalmente, dopo 18 anni di tentativi sempre stroncati dalle associazioni cattoliche antiabortiste. Il primo tentativo di rendere legale l’aborto fu nel 2003 e ci furono tante polemiche, ma anche quest’anno, nel 2021, le associazioni cattoliche, in particolare Comitato Uno, non si sono risparmiate, creando un manifestato con la foto di un ragazzo con la sindrome di down con la scritta «Io sono un’anomalia, per questo ho meno diritti di te?». Ironico come le associazioni cattoliche difendano più la vita di un feto rispetto a quella di una donna.

San Marino: la vittoria del sì sul referendum per rendere legale l’aborto

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Vi abbiamo già detto che l’aborto ha vinto con il sì al 77,3% contro il 22,7% dei no. Considerando che l’affluenza al referendum è stata pari al 41% degli aventi diritto, ci sono più di 11mila voti per il sì contro circa 3200 per il no. Diciamo che il popolo ha decisamente votato per la libertà e la scelta della donna sul proprio corpo. Adesso dobbiamo sperare che anche gli altri Stati europei che hanno delle leggi sull’aborto troppo restrittive, come la Polonia, seguano questa scia.

La domanda che è stata posta nel referendum era: «Volete che sia consentito alla donna di interrompere volontariamente la gravidanza entro la dodicesima settimana di gestazione, e anche successivamente se vi sia pericolo per la vita della donna o se vi siano anomalie e malformazioni del feto che comportino grave rischio per la salute fisica o psicologica della donna?», e la risposta è stata chiara. Un grande, grosso, sì.

Giulia Valenti, ingegnere di 31 anni, una delle più giovani militanti dell’Unione donne sammarinesi, ha detto scherzando che «con queste percentuali la legge potremo scriverla noi. Ci auguriamo che il disegno di legge che abbiamo fatto nel 2019 venga finalmente preso come base per costruire delle norme giuste, che tengano ben presente l’opinione dei cittadini». Ha poi parlato della campagna elettorale, descrivendola durissima sebbene tutte le donne fossero preparate:

«La campagna elettorale è stata durissima. Noi ci eravamo preparate per un dibattito sano, fondato sul diritto e sulla libertà delle donne di scelta e autodeterminazione. I sostenitori del no, invece, hanno detto falsità e bugie per creare ambiguità, spostando tutta la campagna sulla seconda parte del quesito, quella relativa all’aborto terapeutico

Karen Pruccoli all’Espresso ha detto che «Aspettiamo di vedere che tipo di legge verrà formulata vigileremo affinché i principi del quesito vengano rispettati. Finalmente San Marino riconosce alle donne lo status di persona». Ma noi sappiamo già che non potranno che esserci dei risultati positivi. Dopo aver sconfitto i bigotti con le loro fake news sul referendum, adesso la strada può essere solo in discesa.

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Una delle tante fake news

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