Aborto: il Parlamento europeo vuole inserirlo nella Carta dei diritti

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Mentre negli USA ci sembra di andare sempre più indietro, il Parlamento europeo ha dato il via libera con 324 voti favorevoli, 115 contrari e 38 astenuti alla risoluzione in cui l’Eurocamera chiede di inserire l’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Ovviamente questo può essere un grande problema per alcuni paesi, in particolare la Polonia che ormai da due anni ha deciso di fare una guerra contro le donne e i loro diritti. In Italia, invece, potrebbe essere un modo per ricordare ai troppi medici obiettori che l’aborto è un diritto della donna.

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«La Costituzione non fa alcun riferimento all’aborto e nessun diritto del genere è implicitamente protetto da alcuna disposizione costituzionale, inclusa quella su cui ora si basano principalmente i difensori di Roe e Casey: la Due Process Clause del quattordicesimo emendamento». «Quella disposizione è stata ritenuta garante di alcuni diritti che non sono menzionati nella Costituzione, ma qualsiasi diritto del genere deve essere ‘profondamente radicato nella storia e nella tradizione di questa nazione’ e ‘implicito nel concetto di libertà ordinata’», ha detto il giudice Samuel Alito, rendendo di fatti incostituzionale l’aborto.

«È tempo di dare ascolto alla Costituzione e restituire la questione dell’aborto ai rappresentanti eletti del popolo», scrive ancora. La Costituzione a cui fa riferimento, ricordiamolo, è del 1787, ed evidentemente è l’anno in cui i giudici e i sostenitori contrari all’aborto sono rimasti. Per il repubblicano Majorie Taylor Greene, questo è «fantastico, una benedizione». «Le persone devono capire che questo non pone fine all’aborto e semplicemente lo restituisce allo stato consentendo agli stati di fare le proprie leggi». Ma il caso Polonia ci insegna cosa significa vivere in uno Stato bigotto e conservatore.

L’anno scorso la Polonia ha preso la decisione di rendere ancora più restrittiva la già restrittiva (più di tutta l’Europa) legge sull’aborto. Prima di questa legge si contavano solo 2000 aborti legali ogni anno, e sottolineiamo legali perché chi ne aveva la possibilità andava all’estero oppure, nel XXI secolo come era fatto quando vivevamo in tempi non fatti per le donne, si sottoponevano a interventi illegali che potevano anche mettere in pericolo la propria vita. Le organizzazioni femministe hanno stimato circa 200.000 aborti totali.

Il caso più famoso è quello di Izabela, una donna di 30 anni, polacca e incinta, già madre, morta a causa di un’infezione dovuta a delle complicazioni sorte nella 22esima settimana di gravidanza. Secondo la legale (Jolanta Budzowska) che rappresenta la famiglia i medici hanno scelto di non operarla per far sì che il feto morisse “naturalmente“, come stabilito dalla legge polacca sull’aborto e che vieta a qualsiasi medico di interrompere delle gravidanze anche per difetti congeniti. Solo che quando è morto il feto, è morta anche Izabela.

«Il divieto ha fatto molte cose. Quello che non ha fatto è fermare gli aborti».

Krystyna Kacpura, presidente della Federazione per le donne e la pianificazione familiare

Non pensate però che in Italia stiamo meglio solo perché l’aborto è legalmente possibile. In Italia i medici obiettori sono fin troppi, per cui sebbene l’aborto sia legalmente possibile, trovare un medico che sia disposto a farti abortire è davvero complesso. E in più abbiamo diversi personaggi che contribuiscono a rendere la discussione ancora più complessa. Simone Pillon, leghista, scrive due post con in primo piano una foto di allegri neonati, scegliendo come titolo: «Una grandissima vittoria: la corte suprema ha abrogato l’aborto negli USA!». «Ora portiamo anche in Europa e in Italia la brezza leggera del diritto alla vita di ogni bambino, che deve poter vedere questo bel cielo azzurro».

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Aborto: il Parlamento europeo dice sì per inserirlo nella Carta dei diritti Ue

L’Europa, vedendo come la situazione è peggiorata negli Stati Uniti, dove persino a una bambina di 10 anni è stato negato di abortire, ha deciso di intervenire e prevenire un eventuale peggioramento dei diritti delle donne. L’Eurocamera «condanna fermamente la regressione in materia di diritti delle donne e di salute sessuale» avvenuta dopo la decisione della Corte Suprema, proponendo di inserire l’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. La risoluzione è stata approvata con 324 voti favorevoli, 115 contrari e 38 astenuti.

Tra i contrari, ovviamente, ci sono gli europarlamentari di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. «Vergognoso voto contrario di Lega, FI e Fdi: vogliono come modello per l’Europa la Polonia e l’Ungheria?», ha detto Brando Benifei, capodelegazione degli eurodeputati del Pd. Ma arriva subito la replica di Simone Pillon: «Il Parlamento Europeo ha votato oggi una risoluzione, non vincolante per gli stato membri, in cui si attacca la vita nascente e si definisce l’aborto come un diritto. La risoluzione compie inoltre una grave ingerenza negli affari interni degli Stati Uniti, visto che nel suo contenuto si critica aspramente la sentenza della Corte Suprema Usa».

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Tuttavia, a prescindere da quello che pensa Simone Pillon che non ha un utero e non dovrebbe prendere decisioni per togliere diritti a delle persone, gli eurodeputati ritengono che «ogni persona ha diritto all’aborto sicuro e legale», e quindi attendono che il Consiglio europeo si riunisca per convocare una Convenzione per la revisione dei trattati. Nel provvedimento si esprime anche solidarietà e sostegno alle donne statunitensi e a tutte le persone coinvolte nella prestazione e nella promozione del diritto e dell’accesso all’assistenza legale e sicura all’aborto.

Hanno anche espresso preoccupazione per un eventuale aumento di donazioni nei confronti di gruppi e associazioni anti-genere e anti-scelta anche in Europa ed esortano i Paesi Ue a depenalizzare l’aborto, a eliminare le restrizioni giuridiche, finanziarie, sociali e pratiche in alcuni Stati membri. Ci si riferisce alla Polonia e all’Ungheria. Si chiede che i Paesi membri dell’Ue garantiscano a tutte le cittadine l’accesso a degli aborti sicuri, legali e, soprattutto, gratuiti, ma anche a servizi di assistenza sanitaria prenatale e materna e alla prevenzione, al trattamento e sostegno contro l’Hiv.

«Orgogliosa di aver presieduto la sessione plenaria durante la quale il Parlamento Europeo ha approvato la risoluzione di condanna contro la decisione della Corte Suprema USA sul diritto all’aborto. L’aborto sicuro e legale è un diritto», ha scritto su Twitter la vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno. Aggiunge Valeria Valente del PD: «La risoluzione è un segnale imprescindibile, non solo ai paesi membri ma anche al resto del mondo, Stati Uniti in primis. Non possiamo accettare ritorni al passato sui diritti delle donne, a partire da quello all’autodeterminazione e alla maternità libera e consapevole».

Dalla destra invece arrivano proteste. Simona Baldassarre della Lega: «Si è consumato l’ennesimo tentativo di ingerenza del Parlamento europeo nei confronti degli Stati Uniti e degli Stati membri, con la seconda risoluzione nel giro di un mese approvata oggi in Plenaria sull’aborto. La competenza sull’aborto è e rimane in capo alla sovranità dei singoli paesi. Da Roma a Bruxelles, la sinistra continua a strumentalizzare la crisi per imporre la propria agenda ideologica».

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