Texas: armi ai giovani maggiorenni e legge sull’aborto sempre più restrittiva

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La vita è importante per il Texas. Ma solo se quella vita appartiene a feti ancora non nati. Perché evidentemente delle vite delle 21 vittime, di cui 19 bambini e due insegnanti morte in una sparatoria scolastica per mano di un ragazzino, valgono meno di un feto, meno della vita di una donna, di una bambina, che è stata stuprata E la testimonianza è come il giudice abbia respinto il divieto di possesso di armi per i giovani fra i 18 e i 20 anni, ma come, sempre in Texas, chi ricorre all’aborto rischia persino l’ergastolo.

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La situazione in Texas era piuttosto critica già lo scorso, quando ancora la Roe vs. Wade non era stata ribaltata. Ricorderete, infatti, l’Heartbeat Act, che vieta l’aborto dopo che è stata rilevata la prima attività cardiaca embrionale, quindi dopo circa sei settimane, senza avere delle eccezioni come in caso di stupro o incesto. Il suo nome infatti deriva proprio dal “battito del cuore del feto”, che tuttavia non è ancora un battito di cuore, e chi ha studiato un minimo, lo sa.

Quello che viene rilevato durante questa fase, fanno sapere i medici, è solo «una parte del tessuto fetale che diventerà il cuore quando l’embrione si sviluppa». In più, questa legge non solo vuole rovinare la vita delle donne e probabilmente di un bambino che nascerà non desiderato perché magari frutto di incesto o di stupro, ma consente anche a qualsiasi cittadino privato di denunciare qualsiasi persona che «aiuti e favoreggi» un aborto illegale. L’unica eccezione è quella per le emergenze mediche.

Con la Roe v. Wade ribaltata, ovviamente la situazione non è migliorata, al contrario è solo peggiorata. «La Costituzione non fa alcun riferimento all’aborto e nessun diritto del genere è implicitamente protetto da alcuna disposizione costituzionale, inclusa quella su cui ora si basano principalmente i difensori di Roe e Casey: la Due Process Clause del quattordicesimo emendamento». «Quella disposizione è stata ritenuta garante di alcuni diritti che non sono menzionati nella Costituzione, ma qualsiasi diritto del genere deve essere ‘profondamente radicato nella storia e nella tradizione di questa nazione’ e ‘implicito nel concetto di libertà ordinata», ha detto il giudice Samuel Alito.

Se quindi in tutti gli Stati Uniti gli stati adesso sono liberi di controllare la vita delle donne e prendere importanti decisioni come quella di diventare madre (e lo stesso vale per bambine e adolescenti vittime di violenze che sono costrette a sportarsi in altri Stati per poter ricorrere all’aborto), nel Texas la situazione era critica già da prima, mentre ora è semplicemente insostenibile.

Texas: tra aborto e armi

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Giorgia Meloni premiata dalla senatrice repubblicana texana Jane Nelson.

Un giudice federale del Texas ha respinto il divieto statale che vieta alle persone di età compresa tra i 18 ei 20 anni di possedere delle armi da fuoco. La decisione è stata presa in seguito a una protesta formale presentata dalla Firearms Policy Coalition, un gruppo per i diritti dei proprietari di armi (pensate un po’). Il gruppo ha affermato che il divieto viola il secondo emendamento della costituzione degli Stati Uniti, secondo il quale gli stati possono organizzare milizie e che «il diritto delle persone a detenere e portare armi non deve essere violato».

Dal diritto di possedere un’arma da fuoco perché tutti devono avere la possibilità di uccidere qualcuno, al divieto di abortire perché l’omicidio è un reato. Ci rendiamo conto dell’incoerenza del Texas, è così? Eppure, una serie di leggi statali restrittive sull’aborto, comprese le cosiddette leggi trigger, entreranno in vigore questa settimana, rendendo l’accesso all’aborto ancora fuori dalla portata di milioni di donne.

Queste leggi saranno attivate non solo in Texas, ma anche in Idaho e in Tennessee, e vietando gli aborti nei rispettivi stati con poche eccezioni. Intanto l’amministrazione di Biden ha affermato che la legge federale – nota come Emergency Medical Treatment and Active Labor Act o EMTALA – obbliga i medici a offrire cure abortive a pazienti che devono affrontare la minaccia di morte o altri gravi rischi per la salute a causa di una gravidanza. Ma al Texas poco importa.

Lo scorso martedì, infatti, un giudice federale del Texas ha respinto tale interpretazione, accogliendo una richiesta del Texas e di un’organizzazione nazionale secondo cui il giudice impediva all’amministrazione di utilizzare la legge per richiedere che i fornitori offrissero cure abortive per i pazienti di emergenza a fronte di un divieto statale di la procedura. E lo stesso vale per l’Idaho.

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Il Texas ha ora tre divieti di aborto significativi e diversi regolamenti amministrativi che regolano la procedura. La legge di attivazione criminalizza l’esecuzione di un aborto dal momento della fecondazione a meno che la paziente incinta non stia affrontando “una condizione fisica pericolosa per la vita aggravata, causata o derivante da una gravidanza“. Lo statuto vieta espressamente di perseguire una paziente incinta che subisce un aborto.

Le violazioni della legge sono punite fino all’ergastolo. Lo statuto dice anche che il procuratore generale “dovrà” chiedere una sanzione civile non inferiore a $100.000, più le spese legali.

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