L’Italia che dimentica i 20enni e 30enni: esistiamo anche noi, e non ce la facciamo più

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Oggi mi sono svegliata con l’ansia per il mio futuro. So chi voglio essere, so cosa voglio fare, ma come posso farlo in un’Italia che prende in considerazione solo i 18enni (o in generale i minori) e gli anziani, dimenticandosi completamente dei 20enni e dei 30enni che non riescono più neanche a pagare un affitto? Capisco che siamo quelli che votano di meno e non sempre perché non ci va, ma soprattutto perché molti di noi sono fuori sede e non hanno la possibilità di votare, ma esistiamo anche noi. E veniamo sfruttati, dal lavoro alle aspettative per il nostro futuro.

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Fonte: Pexels

Io vorrei diventare un’insegnante, sto per iniziare la magistrale e ho 23 anni. Se va tutto bene, potrò cominciare a insegnare a 26/27 anni. Perché dopo la triennale, è obbligatoria la magistrale (tra l’altro su argomenti abbastanza simili a quelli già studiati nei primi tre anni), e poi ci sono i 60 CFU, che occupano almeno un altro anno e in cui è incluso un tirocinio dove ovviamente lavorerò gratis. Perché in Italia, lo ripeterò per sempre, vige la cultura dello sfruttamento e della sofferenza, dove se non soffri e non vieni sfruttato non meriti di guadagnare abbastanza e di ottenere successi.

Dopo i 60 CFU, perché non è finita, c’è l’anno in prova con prova finale (e se non lo superi, potrai ripeterlo solo un’altra volta, altrimenti hai letteralmente perso quasi dieci anni della tua vita). E l’anno in prova sarà pagato? Io mi auguro di sì. Perché sono stanca. Sono completamente stanca e piena di quest’Italia che cerca di migliorare ma che non migliora. Sono stanca di questa pressione che non mi fa respirare, sono stanca di dover studiare per tutta la mia vita per poi trovarmi con incertezze su incertezze, per poi dover abbandonare il paese che amo.

E la mia è solo una delle tante storie, perché per gli universitari va così: se un tempo la triennale andava bene per ottenere il lavoro dei tuoi sogni con lo stipendio che meritavi, oggi chiedono specializzazione, e master, e dottorato, e certificazioni su certificazioni, e state sicuri che adesso che la doppia laurea è ufficialmente legale, sarà richiesta anche quella. Ma se decidi di non continuare con l’università e buttarti direttamente nel mondo del lavoro, la situazione non è poi così diversa, anzi, è persino peggiore. Stipendi miseri e devi anche ringraziare, per poi sentirti dire da chi magari ha trovato la pappa pronta, che “oggi i giovani non hanno voglia di lavorare”.

I 20enni e 30enni esistono, e non ce la fanno più

Bonus su bonus, quando basterebbe cominciare a provare a farci vivere con dignità. L’ultima pensata è la dote ai 18enni. Che vivono ancora con i genitori. E vanno ancora a scuola. «Per la generazione più in crisi un aiuto concreto per studi, lavoro, casa», ha scritto Enrico Letta su Twitter, presentando la proposta del PD sulla dote. Ma quello che Enrico Letta forse non ha in mente, è che siamo noi 20enni e 30enni a essere crisi, a non riuscire a trovare un appartamento che possiamo permetterci o un lavoro che possa permetterci di pagare un appartamento dignitoso.

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Dicono che ci lagniamo sempre, che non facciamo niente per cambiare la nostra situazione. Ma che ne sapete voi dei curriculum inviati a chissà quante aziende, da cui non riceviamo neanche una risposta? Ma che ne sapete delle notti spese a pensare a quella proposta di lavoro che magari è di €600 al mese, lavorando dalle 7 del mattino alle 21 di sera, weekend inclusi? Quella proposta indecente ma che forse dovremmo accettare perché ne abbiamo bisogno. Se voi avete avuto la possibilità di farvi sfruttare, non significa che dobbiamo farlo anche noi. E ai lavoratori che sfruttano, ho già dedicato una bel discorso: “I giovani non vogliono lavorare” è direttamente proporzionale ai ristoratori che non vogliono pagare.

Sapete cosa potrebbe cambiare la situazione? Un salario minimo, un tirocinio pagato e lo stage pagato dignitosamente e non sottopagato (o gratis!). Date questo ai 18enni, ma anche ai 20enni e ai 30enni, a tutte quelle persone che vivono questa situazione sulla propria pelle e di cui nessuno si ricorda, neanche durante le elezioni. Dateci degli stipendi dignitosi, in modo da poter riuscire a pagare l’affitto e fare la spesa, in modo da poterci permettere un mutuo, magari persino un’auto e una famiglia.

Sono stanca di leggere denunce online da parte di coetanei, da parte di 20enni e 30enni che non riescono più a vivere in quest’Italia. Perché quei 18enni che volete tanto coccolare, adesso sono a casa con i genitori, ma nel giro di pochi anni (o persino mesi) si troveranno catapultati nel mondo reale in cui dovranno cominciare a razionare il cibo, in cui dovranno pagare bollette e affitti, e non tutti potranno continuare a contare sui genitori che, ovviamente, sentono la crisi proprio come loro.

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I 20enni e i 30enni continuano a essere dimenticati. Perché se la destra cerca di mirare agli anziani, quella che si fa chiamare sinistra prova a comprarsi gli adolescenti che andranno a votare per la prima volta e si affacciano alla politica solo in questi mesi, alla fascia d’età fra i 20 e i 40 non ci pensa nessuno, anzi. Dobbiamo sentirci dire da chi esce da Uomini e Donne e nella propria vita non ha fatto altro che viaggiare, che non abbiamo voglia di lavorare. Non abbiamo voglia di essere sfruttati, è diverso.

Spegnete il cellulare, affacciatevi al mondo reale e scoprirete che non è tutto semplice come pensate. Che non si tratta di non voler lavorare, ma di aver trovato una dignità verso se stessi. Perché se studio tutta la mia vita, se faccio corsi su corsi, se semplicemente ho delle competenze o so quanto valgo, non accetterò mai un lavoro sottopagato solo perché tu pensi di farmi un favore in quanto mi darai qualcosa da scrivere sul curriculum.

Si lamentano del calo di nascite, vogliono abolire l’aborto per far aumentare le nascite, ma non si rendono conto (o forse davvero si sforzano di non comprenderlo) che il problema principale che ci porta ad avere 25, 30, 35 anni e non avere dei figli, è che non abbiamo un lavoro, una casa e non potremmo mantenere anche un bambino. Onestamente, come manteniamo un figlio se riusciamo a malapena a mantenere noi stessi? Forse permetterete ai 18enni di non emigrare, ma noi 20enni e 30enni non abbiamo neanche i soldi per poterlo fare.

La rabbia di 20enni, 30enni… e 40enni

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